"Ogni mattina, in Africa, si svegliano un leone ed una gazzella. Il leone sa che deve correre più veloce della gazzella, altrimenti morirà di fame. La gazzella sa che deve correre più veloce del leone, altrimenti sarà mangiata. Che tu sia leone o gazzella, appena sveglio, comincia a correre!". La storiella è nota e la morale sul sano darsi da fare quotidiano sarà pure banale, ma centra il bersaglio. Se anche il più distratto lettore si occupa della storia valdostana vedrà che, dovendola dire in modo rozzo, la piccola Valle d'Aosta è finita sempre male, nel corso dei millenni, quando - per le ragioni più disparate - ha smesso di correre. Ora non so esattamente in che parte del percorso ci troviamo: dovessi seguire l'istinto direi che attualmente butta male. L'autonomia speciale, pur dinamica dal dopoguerra ad oggi, ora sembra, per chi circonda, diventata da buttare via e in politica vigono regole del genere "homo homini lupus" e dunque prima di finire sbranati sarebbe bene ragionare su cosa fare e magari dare noi stesso qualche morsetto. L'attendismo genera l'idea di mollezza e, almeno per quel che mi riguarda, la situazione economica non può essere il pretesto per scardinare l'ordinamento valdostano e bastano alcune incertezze per vedere crollare l'attuale costruzione autonomistica. Non è allarmismo, ma la constatazione che se non si reagisce e si accettano fatti e circostanze ci si troverà di fronte ad un punto di non ritorno. In periodo olimpico ho usato per descrivere la necessità di avere coesione l'esempio della squadra di fioretto femminile: tre atlete Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca ed Arianna Errigo che nell'individuale esprimono forti rivalità, ma quando è ora di lavorare in équipe lo fanno. Certo la lettura può essere duplice: dentro i singoli partiti, nel mio caso ovviamente l'Union Valdôtaine e anche nell'insieme dei partiti, quando lo scopo da raggiungere richiede che la comunità sappia esprimersi in modo corale.