Ho guardato, come tanti, l'inaugurazione delle Olimpiadi di Londra, uno di quegli eventi da non mancare proprio per la spettacolarizzazione del momento iniziale, che da sfilata dei partecipanti e accensione del tripode si è trasformata sempre più, nei Giochi olimpici moderni, in una gara per un costoso spettacolo mozzafiato. Questa volta, nello stadio olimpico e con uso di tutte le tecnologie possibili, il regista Danny Boyle ha offerto un impressionante polpettone che a tratti mi è pure piaciuto, complessivamente non troppo, anche se non si può negare lo sforzo d'insieme per una rappresentazione suggestiva. Ma i gusti sono un fatto soggettivo e ho letto i commenti più vari com'è giusto che sia e forse la sola unanimità riguarda la colonna musicale. Per me l'elemento più deludente è stata la scelta di una storia molto nazionalistica, pur nel rispetto delle diverse identità del Regno Unito, per una manifestazione che dovrebbe premiare i valori universalistici dell'evento. Ma, si sa, chi paga lo fa anche per esaltare la propria storia e i propri valori. L'altra delusione, tutta politica e che non c'entra con lo spettacolo, è che - pur mantenendo le singole delegazioni nazionali - l'Unione europea non sappia ancora sfilare con la propria bandiera con i Paesi membri a seguire con il proprio vessillo. Ciò mostra la debolezza del processo d'integrazione europea che dovrebbe nutrirsi di scelte simboliche di discontinuità rispetto alle logiche nazionali. Ma a Londra e in questa fase storica capisco le difficoltà. Per il resto, come sempre, è proprio la sfilata dei Paesi del mondo, specie con la scelta talvolta incredibile delle divise delle squadre, a rendere divertente la lunga seconda parte sino all'accensione della fiamma, simbolo antico che resta sempre valido, affidata a giovani speranze dello sport e non, come atteso, ad una sola grande personalità. Hanno fatto bene a citare e a far vedere Sir Timothy John Berners-Lee, inventore insieme a Robert Cailliau, del World Wide Web, perché è vero che queste Olimpiadi sono - sin dallo scambio d'impressioni sulla Rete attraverso i social network - le Olimpiadi che vivranno moltissimo attraverso il Web. Anche se per ora la televisione tiene bene e l'apertura era tutta legata alle esigenze televisive. La prima volta che le telecamere ripresero le Olimpiadi fu a Berlino nel 1936 e poi proprio a Londra nel 1948 ed è facile misurare il valore storico di quelle due edizioni prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Ma è l'edizione di Roma del 1960 e ancor di più Tokyo nel 1964 ad avere adoperato la televisione come mezzo per diffondere ovunque la ripresa delle gare e da lì Olimpiadi e televisione sono diventati un binomio imprescindibile. Infine premio simpatia: la Regina con la spassosa gag con 007. L'umorismo inglese è stato di sottofondo e ha evitato la trappola, spesso apertasi sotto i piedi, dell'eccesso di retorica.