Non sono mai stato ostile al Governo Monti e la sua funzione emergenziale era stata l'evidente contraltare ai postumi del berlusconismo. La "medicina amara" dei tecnici al governo era una necessità perché incombeva sull'Italia il disastro del fallimento, con l'Unione europea che "gufava" e questo stato di cose andava a tutti i costi disinnescato. Certo che, mese dopo mese, la sensazione si è fatta sempre più sgradevole. La "coda di paglia" generalizzata dei partiti, specie per le colpe condivise di un sistema giunto a un passo dal baratro, ha consentito ai "tecnici" di smontare i meccanismi di controllo del Parlamento. La regola ordinaria è diventata la decretazione d'urgenza con annessi voti di fiducia e la democrazia rappresentativa è sparita dall'orizzonte. Sulla democrazia locale - Regioni e Comuni - è caduta e cadrà una ghigliottina cieca e sorda con l'unica logica di tagliare, tagliare, tagliare senza reale condivisione. Anche in questo caso la logica è stata che "la casa brucia" e dunque per spegnere l'incendio non si può andare troppo per il sottile. Amen. Sulle autonomie speciali, antipatiche al resto d'Italia per i loro "privilegi", la scure è calata con violenza ancora più forte e persino con un certo compiacimento di chi finalmente può fare un lavoro sporco senza tante balle. Che poi, in soldoni, sarebbero le regole fissate dalla Costituzione e dagli Statuti d'autonomia. Ma i tecnici, a sirene spiegate, si sentono autorizzati a viaggiare senza rispettare il codice della strada. Chi critica è un irresponsabile e non capisce che il Far West è giustificato per sopravvivere al periodo eccezionale. Conoscendo alcuni membri del Governo e stimandoli davvero, sono stupito che si prestino. Dopo le manovre "lacrime e sangue" e una tassazione senza eguali nella storia della Repubblica, spunta la soluzione finale, anch'essa da prendere o lasciare senza se e senza ma, chiamata "spending review", perché "mazzata finale" sembrava inelegante. Io non capisco e non mi adeguo e penso che sarebbe bene fare il punto e non spaventarsi di fronte a prospettive elettorali che chiariscano programmi e proposte da sottoporre agli elettori. Ogni altra scelta prorogata nel tempo, in assenza di mandati elettorali precisi, a me puzza di autoritarismo e io sono e resto un libertario. Lo scrivo dall'ottica che mi è propria: quella di un autonomista valdostano che non può accettare mai disprezzo e sottovalutazione dell'autonomia speciale, forma di tutela particolare della nostra comunità. Se viene meno questo insieme di regole nel rapporto con lo Stato, allora si deve riaprire la discussione, perché subire è l'anticamera della sconfitta.