Manca un ulteriore passaggio al Senato e la legge, che ha il titolo piuttosto elaborato "Norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di cittadinanza e costituzione e sull'insegnamento dell'Inno di Mameli nelle scuole", entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico e ci sarà di conseguenza l'insegnamento dell'Inno d'Italia nelle scuole di ogni ordine e grado, dalla primaria alle superiori. L'inno, come ricorderete. risale al 1847 e non sarà semplice decriptare ai giovani la complessa e datata simbolistica dei versi di Goffredo Mameli con la musica di Michele Novaro. Ricordo bene gli anni in cui si discusse persino di "cambiare" inno, considerandolo non all'altezza del compito, ma oggi si cambia strada su iniziativa bipartisan tra Partito Democratico e Popolo della Libertà. Un emendamento del mio amico, deputato della Svp Karl Zeller (ovviamente condiviso con il valdostano Roberto Nicco), precisa che la legge si applica a tutte le scuole, ma nel rispetto delle minoranze linguistiche tutelate dall'articolo 6 della Costituzione. Questo significa, a mio avviso, che in Valle si potrà in parallelo proporre anche l'inno ufficiale della Valle d'Aosta - riconosciuto da apposita legge regionale - e cioè il nostro "Montagnes Valdôtaines". Il testo della legge, inoltre, prevede che il 17 marzo, data della proclamazione a Torino nel 1861 dell'Unità d'Italia, venga celebrata la "Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera" con momenti di riflessione e approfondimento sul tema proprio a partire dalle scuole. Ricordo che questa festa che diventa fissa, ma senza essere festività vera e propria, era stata celebrata "una tantum" lo scorso anno. Evocava la data in cui venne promulgata ufficialmente la prima legge dell'ottava legislatura (il conteggio era iniziato a partire dall'8 maggio 1848, dopo lo Statuto albertino), la prima in assoluto dell'Italia unificata. Si legge nel testo: "il re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi successori il titolo di re d'Italia". Il 17 marzo non era mai stata considerata una data degna di essere celebrata neppure quando i valori risorgimentali era ancora caldi. Oggi avviene il contrario e davvero vien da chiedersi il perché non sia stato ritenuto sufficiente l'ampio spettro di festività nazionali già esistenti sul tema.