E' da qualche tempo che non incontro Marco Pannella, leader storico del Partito Radicale, cui mi lega un rapporto di stima sin dall'inizio della mia avventura in politica a Roma e poi a Bruxelles. Con me ha quasi sempre parlato in francese, avendo tra l'altro da parte materna antiche ascendenze vallesane che lo hanno reso perfettamente bilingue. Ho visto Marco invecchiare, chiassoso e assieme umbratile, grande oratore e donchisciotte per ogni causa (talvolta "persa") dietro l'angolo o nel mondo intero nel nome dei diritti civili. Vi assicuro che questo suo attivismo ne ha fatto uno dei politici italiani più conosciuti e rispettati e di questi tempi, in cui parlare di politica italiana all'estero ti espone agli sberleffi, non è poca cosa. Ma in Pannella si evidenzia una mania crescente: ora e sempre digiuno, con il ripetersi di innumerevoli scioperi della fame e della sete, sempre con l'ausilio delle sigarette (ricordo a Bruxelles la sua incazzatura quando non vennero più vendute le "Celtique" per eccesso di nicotina!). Anche in questi giorni sta rischiando la pelle per protestare contro la terribile situazione delle carceri. Ha fatto bene il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a rendergli omaggio e a dirgli di smetterla di rischiare la pelle. Ma forse Pannella, per quel "côté drammaturgico" da vecchio goliardo, spera proprio di morire così con un "coup de théâtre" sul palcoscenico della politica.