E' nei momenti bui che bisogna guardare con speranza al futuro. Viviamo una strana epoca, certo di transizione, i cui esiti sono indeterminati. La tentazione è quella di aspettare, stando sulla difensiva. Quando il contesto non è convincente, questa è una possibilità: si dice che il tempo è galantuomo, per cui non ci si dovrebbe sbagliare. L'importante nell'attesa è di non finire ricoperti dalle ragnatele. Allora - visto dalla Valle d'Aosta - questo gran parlare di riforme e riformette mi induce ad un pensiero solo: ripartire dalle federalismo, termine inflazionato e distorto e che, anche nel nostro dibattito politico, è finito sullo sfondo. Per evitare di trovarci sommersi da federalismi di vario genere, sarebbe bene che l'Union Valdôtaine battesse un colpo e mi premurerò di manifestare questa esigenza contro una logica soporifera che tutto avvolge "en attendant Godot". Capisco che la logica è proprio quella di stare fra "color che sono sospesi", non disturbando fra l'altro i nuovi amici del Popolo della Libertà, per cui bisogna essere come scoloriti e insapori. Io credo, invece, che - a vantaggio anche del centro sinistra che prima o poi tornerà perché la ruota gira - sia bene posizionarsi con chiarezza e far capire che, nel mercato della politica, il nostro "prodotto tipico" è il federalismo, come derivato da una serie di pensieri e azioni dei nostri "maîtres à penser".