Monitoro, per curiosità, la scomparsa dei sacchetti di plastica, che è in vigore da inizio anno, anche se avverrà davvero una volta esaurite le scorte (ecco perché in certi negozi ne trovate ancora). Una scelta che condivido, dopo aver visto straordinarie zone montane o marine imbrattate dall'onnipresente e purtroppo sempiterno sacchetto. In passato, il passaggio fra la vecchia sporta della spesa delle nonne - ne ho in memoria vari generi, tipo "a rete" oppure di iuta o di rafia - e il "moderno" sacchetto, era stato un segno tangibile della società dei consumi e nessuno si poneva problemi ambientali, oggi invece è l'inverso e dunque la sua scomparsa è segno di ecocompatibilità. L'addio al sacchetto di plastica è doveroso ma smonta un pezzo delle proprie abitudini. I sacchetti alternativi, come quelli di amido di mais, saranno pure biodegradabili (a differenza di altri prodotti che sono biodegradabili "a condizione che..."), ma non reggono nessun tipo di peso e dunque non sono affatto sostitutivi. Ho visto che in Svizzera, dove il no alla plastica era già scattato, nessuno li usa per la spesa, proprio per la loro inutilità, e dunque si propende per la sporta "fai da te" (che si presta oggi a belle operazioni di regalo) o la cassetta di cartone (soluzione per cui propendo).