Leggo, ma non posso crederci, che il Presidente del Piemonte, Roberto Cota, sarebbe intenzionato a far uscire la sua Regione dal progetto, partito più di cinque anni fa, di Euroregione "AlpMed", che qui non riassumo avendone parlato tante volte. La ragione sarebbe che questa progettualità transalpina e mediterranea verrebbe considerata in qualche modo lesiva del concetto di "Padania" tanto cara ai leghisti. Mi sia permesso di osservare che non può essere così. Si tratterebbe di un errore storico evidente e risulterebbe, nella lettura federalista della realtà che dovrebbe stare a cuore alla Lega, una visione del tutto miope, perché "AlpMed" consente una rilettura di lunghissimo periodo di una prossimità geografica, culturale e in parte linguistica di una porzione d'Europa stravolta dalla logica delle frontiere degli Stati nazionali. Quindi si tratta semmai di una sorta di ricomposizione di cocci rotti nel tempo, pur tenendo conto di un contesto diverso e senza avere nostalgie passatiste che suonerebbero ridicole. La "Padania" è un’invenzione del giornalista sportivo Gianni Brera negli anni Sessanta con la sua scrittura immaginifica e i leghisti l’hanno riutilizzata con la mediazione del grande giurista e politologo Gianfranco Miglio, che pensava ad un’Italia federale con tre macroregioni, di cui una – la "Padania" – corrispondente al Nord Italia. Già quando iniziò questo dibattito, ricordai come la Valle d'Aosta, per mille ragioni storiche e culturali, non potrebbe essere imprigionata in una "Padania", ammesso che le altre Regioni del Nord – escluderei già di default Trento e Bolzano – si sentano tutte "padane". Eventuali ri-aggregazioni dell'Italia odierna implicherebbero un posizionamento ben diverso della nostra Valle. Oggi disconoscere "AlpMed" sarebbe un passo indietro anche per i piemontesi che, guardando verso l'unica stella polare della Lombardia, finirebbero per tradire il loro passato.