Ognuno ha la sua concezione del piacere: io trovo che, in questo periodo dell'anno, i "marrons glacés" appartengano all'aspetto consolatorio della vita. Naturalmente bisogna fare attenzione: ci sono un sacco di fregature e il vero "marron" lo riconosci dalla sua consistenza e da una specie di "seme" al suo interno (immagino che il termine sia sbagliato ma ben rinvenibile). Segnalo, nel solco della genuinità, le rimarchevoli "creature", dolce "sabaudo" per eccellenza, del "maestro" pasticciere Mauro Morandin. Grande alimento la castagna, che ha nutrito generazioni di valdostani e che oggi diventa prelibatezza, mentre un tempo era sopravvivenza. Non a caso la toponomastica "parla" con le definizioni dei luoghi di questa sua presenza. Scriveva, qualche anno fa, Saverio Favre: "A Challant-Saint-Victor troviamo la frazione Châtaignère il cui significato di zona ricca di castagni, castagneto, è facilmente ravvisabile. Sempre nella bassa Valle, sono attestabili nomi di luogo riferiti a varietà di castagni, quali Ohtèn, Grossì, Grignolén, Ferla (castagno selvatico), Risàn, Risan-èi (con suffisso collettivo); o a varietà di castagne, quali Ohtèntse, Grignole, Hélée (da herle, castagne selvatiche), Frioula (castagna bollita con la buccia), Denohtse, Piombés (piombéze sono tipi di castagne), Risan-e. A Hône ne sono state documentate altre qualità (anche se non in toponomastica), come goyette, boun-ènte, verdéze, péaquine. Altre, come per esempio groussére, marroneyse, donnastche, sono citate da Zanolli che, in documenti del Fondo Vallaise risalenti al XIV secolo, ha ravvisato nomi di castagni in veste di toponimi: Verdés (Lillianes); In Valle Grosserii (Vallaise); Lo Rossanet (Tour-d'Héréraz)".