Gli stranieri di provenienza extracomunitaria sono da noi oggi attorno al sei per cento e il dato è in crescita, come facilmente dimostrato dal loro tasso di natalità che incide poi sulla percentuale nelle classi d'età giovanili. Questo sarà, come ho scritto tante volte, un tema cardine per gli anni a venire in Valle d'Aosta con problemi di convivenza, di comprensione reciproca, di rispetto culturale e - ecco la parolina più difficile - d'integrazione. Il dibattito si è fatto caldo in Europa e i Paesi di area scandinava sono stati i primi, con diverse forme e pur nel rispetto di una vecchia politica d'accoglienza e di generosità nelle forme d'asilo, a pretendere che chi arriva conosca lingua e tradizioni del Paese ospitante e questa richiesta è realtà in grandi Paesi di tradizione colonialista come Francia e Inghilterra, specie per accedere alla cittadinanza. Ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel ha affermato che il modello multiculturale in Germania è «totalmente fallito». Secondo la Merkel «la Germania non ha mano d'opera qualificata e non può fare a meno degli immigrati, ma questi si devono integrare e devono adottare la cultura e i valori tedeschi», compreso imparare la lingua. Il cancelliere tedesco sostiene che «l'idea di vivere fianco a fianco in serenità» è fallita. Parole come macigni su cui riflettere con serietà e la cui chiave di lettura sta precisamente nel rischio di scambiare i fondamentali principi di tutela delle differenze culturali e religiose con la nascita di "società separate", di cui anche in Valle registriamo qualche esempio nascente che va al di là della logica solidaristica e di mutuo soccorso che ovviamente cementa i legami fra connazionali. Questo è un argomento che va seguito per evitare un giorno di svegliarsi con seri problemi di rapporti in seno alla nostra società.