In occasione della mia prima comunione nella primavera del 1966, incontrai penso per la prima e unica volta, con viva preoccupazione perché ci avevano detto che avrebbe potuto farci delle domande, l'allora Vescovo di Aosta monsignor Maturino Blanchet, che concluse nell'ottobre del 1968 il lungo periodo di responsabilità sulla nostra diocesi, iniziato nel 1946. Gli successe - e lo conobbi bene - monsignor Ovidio Lari che fu Vescovo di Aosta dal 1968 al dicembre del 1994. Commentando la scelta di un "non valdostano", dopo quel Blanchet con cui le battaglie politiche erano state al calor bianco, mi dicono che mio zio Séverin Caveri commentò con sarcasmo: «visto che viene da un paese vicino a Volterra, speriamo almeno che sia di origine etrusca...». Lo seguì l'attuale Vescovo monsignor Giuseppe Anfossi, nato in provincia di Bolzano ma in realtà piemontese, che ho conosciuto ancora meglio del suo predecessore e che, anch'egli per raggiunti limiti d'età, dovrà lasciare in un futuro non molto distante la diocesi di Aosta e certo sono già state avviate, nel tradizionale riserbo, quelle consultazioni locali e le procedure formali che porteranno all'individuazione del nuovo Vescovo. Trovo assai interessante che proprio in occasione dell'ultima celebrazione di San Grato, meno di un mese fa, il Vescovo Anfossi - la cui formazione di sociologia e psicologia imbeve i suoi scritti - abbia pubblicato "Dieci anni di visita pastorale. La mia riflessione sulla diocesi dopo un incontro privilegiato". E' un panorama realistico dello stato della Chiesa locale, dall'invecchiamento alla riduzione dei fedeli, della crisi della famiglia tradizionale al fenomeno dell'immigrazione, dai problemi della comunicazione alla gestione dei beni. Si avverte nella lettura la complessità e la rapidità dei cambiamenti.