Leggo che, dopo nove secoli, la "Congrégation des Chanoines Réguliers du Grand-Saint-Bernard" ha deciso di lasciare "Chateau-Verdun" a Saint-Oyen, quell'antica costruzione - a metà strada fra Aosta e l'Ospizio - che era posto tappa e cascina per rifornimento alimentare e da una ventina d'anni una sorta di albergo aperto in particolare a chi cercava pace e meditazione. La crisi delle vocazioni e l'invecchiamento medio dei canonici avevano già ridimensionato il loro ruolo in Svizzera e anche nel nostro Institut Agricole di cui erano stati attivi cofondatori con la Regione e ora colpisce un simbolo storico, voluto forse dallo stesso San Bernardo, Santo probabilmente aostano e non savoiardo di cui non sappiamo molto e i cui resti sono nella Cattedrale di Novara, dove morì nel 1081. Il sistema di assistenza ai viandanti e pellegrini gli valse la santità (e legò pure il suo nome ad una razza canina ben nota!) e nel 1923 Pio XI, grande alpinista e amante delle nostre montagne, lo volle patrono proprio degli alpinisti. Il costante ridimensionamento del numero dei canonici attivi non è un fenomeno isolato ma segno dei tempi, come mostra in Valle d'Aosta la chiusura, tempo fa, del Seminario. In passato "farsi prete" era un tratto distintivo, nel Vallese come da noi, per molti giovani anche di modesta condizione, ma il mondo cambia.