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18 lug 2010

Il trionfo di "Wile il coyote"

di Luciano Caveri

Spuntano di tanto in tanto nella politica italiana "comitati d'affari" che legano politici, imprenditori e faccendieri: brutte storie che magari spariranno come d'incanto con i limiti alle intercettazioni. In un'Italia dove i delinquenti tornano ed il "lobbismo" non è mai stato regolamentato lasciando ulteriori spazi ai trafficoni, la magistratura periodicamente deve fare un servizio spurghi. E i i politici corrotti o collusi sono resistenti come Wile il coyote: ogni tanto vedo qualche volto in televisione di veri e propri zombie della Prima Repubblica rispuntati di nuovo e talvolta con un alone di autorevolezza. Si tratta di un male profondo che attraversa tutta la storia dei 150 anni dell'Unità d'Italia e che sembra aver da noi vaccinato, in negativo, l'opinione pubblica. In altri Paesi europei o negli Stati Uniti basta un nonnulla che oscuri l'immagine di onestà personale e ci si trova fuori dal sistema. Da noi vale il perdonismo e trionfa la memoria corta.