Una volta quando andavi in grandi città - tipo Parigi o Londra - scattava l'effetto diversità, vale a dire quella possibilità, retaggio dei grandi Paesi colonialisti (capitava anche in Belgio o nei Paesi Bassi), di verificare cosa fosse la convivenza fra comunità di cultura assai diversa. Oggi in Europa questa situazione è diventata la normalità e anche da noi in Valle crescono comunità di "stranieri" e in certi piccoli paesi ciò spicca con maggior evidenza rispetto a realtà di grandi vastità. L'altro giorno mia figlia Eugénie, che frequenta le medie a Saint-Vincent, mi elencava la provenienza dei suoi compagni di classe: un estratto di Paesi differenti in cui i valdostani sono ormai minoranza. Questo è il mondo in cui viviamo e colpisce che nei Paesi più generosi in passato, come quelli scandinavi, oggi le regole di accoglienza siano stringenti senza più derogare sulla conoscenza della lingua. Questa convivenza multietnica, fatta di comprensione, doveri, rispetto e integrazione, è un difficile equilibrismo, le cui regole non vanno lasciate al caso.