Io voto: voto per queste elezioni comunali, perché credo lo si debba fare per fermare una deriva astensionista. So che è come svuotare il mare con un cucchiaino e oggi chi volesse fare il furbo potrebbe cavalcare la marea montante del "non voto", unico partito che cresce pervicacemente ad ogni consultazione elettorale. Segno palese di diversi disagi che si incrociano (e alcuni li capisco e li condivido, registrandone anche qui nel mio spazio, senza nascondermi dietro un dito) e se pure in una democrazia non andare alle urne è legittimo - spero più per un'eventuale protesta che per un inutile disinteresse - io penso che sarebbe bene invertire la tendenza e evitare di gonfiare le fila del partito che sta crescendo più di tutti, quello di chi rinuncia ad essere elettore.
Io invece credo che, specie laddove la democrazia è di prossimità e tenuto conto - senza troppo entrare nei dettagli tecnici - del sistema elettorale, ci si debba esprimere, sapendo che i problemi di un Comune sono la nostra vita quotidiana e sono certo che in ogni paese sia possibile individuare persone di cui fidarsi per la gestione della cosa pubblica. Credo che anzitutto si debba pretendere da chi partecipa alla competizione elettorale l'onestà personale (moneta preziosa, sempre buona) e la voglia di impegnarsi, sapendo che la politica è un'attività a cui si si è prestati e non un lavoro sostitutivo, specie a livello comunale dove la maggior parte si impegna per una comunità in cui vive e per la quale vuole operare. Un esercito di candidati passerà domenica sotto le "forche caudine" del giudizio popolare e a tutti loro, qualunque sia il loro schieramento, va la mia simpatia perché «ci hanno messo la faccia».