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17 apr 2010

Uno zio d'America

di Luciano Caveri

E' raro che presenti un libro su queste pagine, ma oggi faccio volentieri un'eccezione per due ragioni concomitanti. L'autore: Marco Jaccond, uomo di grande cultura, artista poliedrico e insegnante amato dai suoi allievi. Insieme - e sono quelle frequentazioni giovanili che ti segnano - lavorammo (ci divertimmo) sulle frequenze di "Radio Saint-Vincent" con una trasmissione che non a caso si chiamava "Frequenza Modulabile", nell'epoca pioneristica delle radio private nella seconda metà degli anni Settanta. Marco era un entomologo della parola, che spezzava, sezionava, esaltava come un giocoliere, mischiando con maestria serietà e ironia. Vi è poi, come seconda ragione, il libro, edito da "Priuli e Verlucca", intitolato "Addio senza addio - Storia di uno zio d'America" con il sottotitolo che è un mondo che si apre "Da Gaby in Valle d'Aosta a Glastonbury nel Connecticut": ovvio che la storia, compreso un epistolario, è un carotaggio di una realtà, quella dell'emigrazione valdostana negli Stati Uniti, interessantissima e poco esplorata. Un bel libro, insomma, che deve spingere Marco a scrivere altri libri, aggiungendo anche questo alle sue diverse attività intellettuali e letterarie.