I fumetti servono. Nella loro diversità, sono una delle componenti della propria formazione. Per me: il "Giornalino" e "Topolino" da piccolo, "Tex Willer" e "L'Intrepido" qualche anno dopo, "Astérix" e "Linus" (con le sue strip assai differenti l'una dall'altra) da ragazzo. Ora leggo che compiono cinquant'anni le creature di René Goscinny ed Albert Uderzo, che leggevo sia in francese sia in italiano: imbattibile che l'"Spqr - Senatus Populusque Romanus" - diventasse, "dando il la" a sarabande pazzesche, "Sono Pazzi Questi Romani"! Astérix, Obélix e gli altri personaggi della gabbia di matti di quel bellissimo fumetto (BD nell'acronimo francese) che non solo mettevano di buonumore (grandi risate!), ma aiutavano - in modo caricaturale - a pensare come potessero in parte essere i nostri Salassi! La metafora antiromana del villaggio gallico, nella sua chiave anticentralista a spiegazione dello spirito autonomista, l'ho adoperata qualche volta nei miei discorsi.