Ben prima che Internet consentisse ricerche di vasta portata, scoprii dell’esistenza del cartografo genovese di origine monegliese Nicolò Caveri. Ero a Parigi quando, in una libreria, venni come attirato - se credessi nel paranormale potrei pensare a un avvenimento voluto - da un grande libro di carte antiche e così scoprii questa storia. Resa ancora più interessante dal fatto che il "planisfero" di Caveri, databile parrebbe nel 1504, era conservato proprio a Parigi presso gli “Archives du Service Hydrographique de la Marine" e oggi presso la "Bibliothèque Nationale". Il culmine dell’interesse è stato, però, il rendiconto dell’Accademia dei Lincei di un intervento del professor Paolo Revelli che racconta - in una seduta del 1947, presieduta da Luigi Einaudi, amico di mio zio Severino - della probabile amicizia tra il cartografo e il suo concittadino Cristoforo Colombo (le famiglie possedevano dei terreni confinanti in una zona di campagna), visto che la carta tiene conto proprio delle scoperte colombiane e della necessità, per così dire, di esaltare il ruolo di Colombo. Oggi, con i satelliti e con Google Earth, la cartografia non ha più il valore politico che aveva allora, così come in un lungo periodo della storia umana.