La retorica sui giovani mi mette, in politica come altrove, l'orticaria. Vale oggi la medesima sensazione di fastidio che avevo da giovane, ma temo che il quadro sia peggiorato e me dolgo, avendo superato i cinquant'anni. Tra l'altro, quando ero un giovane deputato, mi trovai in una kafkiana Commissione parlamentare d'inchiesta sulla condizione giovanile! La constatazione di partenza è facile: più si parla dei giovani - con la logica del disco rotto - e del loro inserimento e della loro valorizzazione, più si segnala la forza del rinnovamento della quale possono essere motore e di quanto siano una risorsa e più la realtà è esattamente l'inverso e cioè che i giovani - protagonisti a parole - sono in realtà fuori dalla porta e presi a calci nel sedere. Una porta tenuta chiusa per stupidità o chiusura mentale e calci nel sedere frutto di miopia verso le giovani generazioni. Lo scrivo con la coscienza a posto e con la fortuna personale di aver cominciato da giovanissimo il mio lavoro di giornalista e lo stesso vale per l'ingresso e le successive tappe in politica. Chi mi conosce sa che, ogni volta che ho potuto, ho avuto collaboratori giovani, perché il loro entusiasmo e la loro energia sono il necessario contraltare all'esperienza. Ciò evita che l'esperienza sia solo una rendita di posizione: quante volte nella mia vita ho incontrato vecchi chiusi, egoisti e gretti, che non volevano giovani tra i piedi per paura di essere scalzati e per timore che ogni rinnovamento turbasse abitudini e tradizioni ammuffite. Spesso ciò ha innescato regole concorsuali, di accesso al lavoro e alle professioni che sono apposta una corsa ad ostacoli per impedire l'ingresso e le nuove regole pensionistiche che verranno rischiano di essere un ostacolo all'entrata e alla stabilizzazione dei giovani nel mondo produttivo. Della politica non dico nulla: basta scorrere gli anni di nascita dei decisori.
Per fortuna, io stesso ho trovato, purtroppo in minoranza, persone anche anziane pronte al confronto e al dialogo, talvolta consapevoli del ruolo di passaggio del testimone fra generazioni, come elemento fondante della società. L'incontro con i giovani, che fosse nelle scuole, durante uno stage o per un consiglio di studio e di lavoro, è sempre stato per me un arricchimento personale. Bisogna sapere stare all'ascolto e cogliere quei cambiamenti che i giovani avvertono per primi con quel fiuto e quella sensibilità che anche noi avevamo da ragazzi. Ma una precondizione è quella di fissare certezze e regole che diano speranze ai giovani. Bisogna farlo con determinazione e anche con il cuore per evitare di sentirci colpevoli di fronte ai nostri figli. Anche perché, in una Valle d'Aosta in progressivo invecchiamento, i nostri giovani sono una ricchezza da valorizzare per scelta politica o anche - per chi non ci crede - per opportunismo proprio per evitare di trovarci seduti sul ramo di una pianta rinsecchita.