24 aprile 1949

zio_severino_03.jpgCon domani, sono passati sessant'anni da quella data, poco ricordata in queste ore, benché sia stato un passaggio cruciale per la nostra Autonomia speciale.
Quel giorno si votò, dopo oltre tre anni di lavoro del Consiglio Valle nominato dai partiti del C.L.N. (Comitato Liberazione Nazionale), per il primo Consiglio regionale eletto a suffragio universale, secondo la Costituzione e lo Statuto (che, parafrasando Giorgio Napolitano, non sono un residuo bellico...).
Fu l'asse Union Valdôtaine - Democrazia Cristiana, già presentatosi alleato per le politiche dell'anno precedente, a vincere per volontà degli elettori valdostani contro le Sinistre con 28 consiglieri su 35, grazie ad un sistema elettorale maggioritario piuttosto bizzarro frutto di una legge statale e si dovettero poi aspettare quarant'anni - mia soddisfazione personale alla Camera - per ottenere competenza regionale sulla legge elettorale!
L'epoca appassionante è marcata dalla personalità di Severino Caveri, che nel 1954 scaricherà democristiani, imbarcando - fatto di rilevanza nazionale nella temperie di quel periodo - il Partito Comunista.

Commenti

Bah...

Sono sempre stato propenso al dialogo col centrodestra in nome del principio fondamentale che ci vuole né a destra né a sinistra ma semplicemente per la Valle d'Aosta.
Purtroppo le recenti esternazioni di Ignazio La Russa e di Giovanni Alemanno nonché l'aggressività di Renato Brunetta danno da pensare e, onestamente, comprendo la posizione espressa da Jeannette Fosson su "La Stampa". Penso che andrò a Trois Villes a fare una visita allo stupendo monumento al Partigiano sperando che Egli mi porti consiglio.
Salut

Ho evocato...

brevemente le vicende di allora, per dire che neppure io mi stupisco che ci siano rivolgimenti in una logica di alleanze che abbiano in primo luogo come riferimento il bene dei valdostani.
Tuttavia, nel rispetto di una disciplina di partito cui mi sono sempre attenuto anche nei momenti in cui tutto mi è sembrato crollare (e lo racconterò quando ne scriverò compiutamente), è sempre bene avere piena conoscenza di ogni causa-effetto, costo-beneficio, bene-male che deriva da accordi politici.
L'informazione è un bene.

Ai posteri...

da tempo leggo e... non commento, carissimo Luc, ma questa volta l'attualità e la tristezza sono troppo forti.
Attualità perché il tema della Resistenza e di tutto quello che hanno fatto i nostri padri per portarci all'attuale stato di "benessere" e di "libertà" mal si concilia con quanto sta accadendo ora a livello politico locale che ci porta sottobraccio con chi quella Resistenza l'ha vissuta dall'altra parte della barricata e per libertà intendeva (e intende) tutt'altro rispetto alle fatiche dei Chanoux, dei Caveri, eccetera ed allora mi ricordo di una frase che scrisse l'Abbé Henry nel suo diario il giorno 18 aprile 1946, un anno dopo la Liberazione: «un anno difficile - scrive l'Abbé - dobbiamo fare i conti con l'autonomia valdostana. La gente vuole passare alla Francia. Molti giovani vanno a lavorare in Francia. C'è molta confusione. L'Union Valdôtaine è una Disunion Valdôtaine. Autatant de tetes, autant d'idées. Andiamo verso la Costituente e verso la scelta tra Monarchia o Repubblica».
Forse anche per queste parole il buon Abbé è stato rapidamente dimenticato in Valle d'Aosta e, comunque, parole profetiche sull'Union-Disunion.
O no?

Già...

purtroppo i tempi sono di grande confusione, amico mio.
Difficile capire!

Sul tuo vecchio forum...

io avevo più volte difeso le ragioni di coloro che in buona fede, o per necessità, o perché le condizioni del momento vollero così, aderirono a Salò. Ho anche più volte ribadito la condanna del comportamento del Re e di Badoglio che ritengo siano stati gli unici e veri responsabili del disastro dell'8 settembre.
Ho approfondito la storia dei martiri di Cefalonia vittime prima dell'opportunismo del sovrano e del capo del Governo e poi dei tedeschi. Ho cercato di capire le ragioni di Mussolini andando dietro alle tesi di De Felice che racconta la scelta di costituire la RSI come l'ineluttabile scelta di un uomo sfiduciato e stanco che voleva salvare il salvabile.
Ho fatto molti passi verso l'avversario di allora ma che oggi i suoi eredi spirituali mi vengano a raccontare che scegliere Salò o scegliere la Resistenza deve essere considerato di pari valore e che i combattenti delle due parti debbano essere considerati su un piano di pari dignità mi fa rivoltare lo stomaco.
Se a questo aggiungiamo i desiderata che vengono fuori dalle parole di alcuni ministri ed il metodo con cui si tenta di imporre un ritorno allo Stato centrale che tutto decide (compresi i contratti di lavoro) allora forse sta suonando un campanello di allarme. Nelle riunioni di sezione ho più volte sostenuto che bisogna dialogare con tutti ma ora mi viene qualche dubbio.

I valdostani...

devono tenere aperto un dialogo con tutti.
La mia carriera (!) politica credo che sia un esempio di apertura con tutti.
Ad una condizione: che l'interlocutore che hai davanti non ti voglia morto. Primum vivere... l'altra cosa che ho imparato: dialogare sempre al vertice e mai con le seconde o terze file, fieri di quello che siamo e rappresentiamo.
Ciò vuol dire educatamente ma risolutamente affermare le nostre ragioni senza mai chiedere che queste vengano accolte e comprese per carità.

I valdostani...

Nel corso della Resistenza molti, da una parte e dall'altra, hanno agito in buona fede, ma non va dimenticato che alcuni combattevano per la libertà, altri per mantenere una dittatura. Se avessero vinto i secondi, con i loro alleati, vivremmo ora probabilmente in un regime dittatoriale.
Questo per dire che non è giusto mettere sullo stesso piano chi è morto per nobili ideali di libertà e democrazia e chi è morto per combattere questi ideali. Ovviamente la pietas vale per tutti, ma questo è un altro discorso.
Sono passati molti anni e viviamo in una società in cui gli ideali sembrano contare meno, credo di potere dire che viviamo in una società in cui quello che conta è il risultato, a prescindere dai mezzi con i quali detto risultato si raggiunge. Una società di furbi che se ne fottono dei principi etici e che tra un idealista sconfitto ed un furfante che raggiunge un obbiettivo ovviamente si identifica nel secondo.
Purtroppo chi conosce la Storia sa che la decadenza delle varie civiltà inizia proprio quando all'interno della società viene meno la tensione morale e si dimentica anche la propria storia.
Ma chi se ne fotte se mi apparento con i pronipoti di coloro che volevano cancellare la Valle d'Aosta e le sue peculiarità. Eè passato tanto di quel tempo, è gente diversa e poi, per avere un europarlamentare, io mi alleo anche con il diavolo!
Temo che qualcuno si stia rivoltando nella propria tomba e mi dispiace.

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