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16 mag 2022

L'abisso fra Macron e Putin

di Luciano Caveri

Confesso di essere abbastanza affaticato dall'"Armata Brancaleone" antioccidentale nel cuore dell'Occidente. Forti delle libertà democratiche, che consentono di dire tutto ciò che in una dittatura non sarebbe consentito, intervengono in modo muscolare e la guerra in Ucraina con i filorussi arruolati dall'Armata Rossa digitale è solo l'apice di una vecchia storia. Si ritrovano sul campo personaggi di varia umanità, uniti dall'insolito destino di criticare le democrazie occidentali, fallibili come ogni costruzione umana, ma - caspita! - quale dovrebbe essere il modello alternativo? Concordo con Paolo Garimberti che su "Repubblica" mette i punti sulle "i" e scrive quel che io non sarei mai stato in grado di dire meglio: «Due visioni del mondo, e del modo di fare politica, si sono confrontate, a poche ore di distanza l'una dall' altra, nel 77esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Al Parlamento europeo di Strasburgo, Emmanuel Macron, presidente di turno della UE, ha affermato i valori delle democrazie liberali e ha indicato il cammino dell'Europa quando sarà tornata la pace. Sulla Piazza Rossa di Mosca Vladimir Putin ha esaltato la forza delle armi, come strumento della politica, e con la parata del "Den Pobedi" ("Il giorno della vittoria") ha disegnato un parallelo tra la sua guerra in Ucraina e la vittoria dell'Urss sul nazismo».

So che Macron viene considerato da molti spocchioso e arrogante, ma sprizza energia e cultura, mentre Putin, ormai bolso e ripetitivo, è davvero un ferrovecchio della politica e gli esiti si vedono sui campi di battaglia. Il confronto fra le due manifestazioni offre già uno spaccato della diversità, come ricorda Garimberti: «Anche le coreografie, che incorniciavano i due discorsi, lanciavano messaggi opposti. A Strasburgo la scritta "09 May 2022", sullo sfondo azzurro e la bandiera con le 27 stelle dell'Unione, dava all' intervento del presidente francese, che ha festeggiato la rielezione camminando verso la torre Eiffel sulle note dell'Inno alla gioia della Nona di Beethoven, una proiezione verso il futuro. Tracciato da quel grande esercizio democratico che è stata la Conferenza sul futuro dell'Europa, che ha chiesto ai cittadini europei le loro proposte su un domani migliore per il Continente. A Mosca tutto l'esercizio militare è stato un "copia e incolla" delle parate dei tempi sovietici, con una regia studiata per ricordare il passato come giustificazione del presente, senza indicare un futuro (a parte la triste promessa di aiuto alle famiglie dei caduti in guerra, "un supporto speciale ai bambini delle vittime e ai compagni feriti"). Il tricolore russo era accompagnato dalla bandiera sovietica con la falce e il martello. Attorno a Putin soltanto veterani pluridecorati, mentre il ministro della Difesa ispezionava le truppe in piedi sull' auto scoperta, una nuova versione della vecchia "Zil" dei tempi di Breznev, prima di rendere omaggio allo zar e scomparire dall'inquadratura, come del resto tutti i vertici militari, forse perché responsabili di una campagna militare che non corrisponde alle aspettative del padrone del Cremlino». Qualcuno dirà che è questione di forma e non di sostanza. Ma la realtà è ben diversa: non si può barattare il nostro livello di democrazia, i nostri valori costituzionali, gli spazi di libertà nostri con una dittatura grigia e bieca, che uccide o sbatte in galera chiunque dissenta e cerchi di rifondare quell'Unione Sovietica che morì di morte propria per consunzione. Ancora Garimberti: «Il discorso di Macron a Strasburgo per chiudere la Conferenza sul futuro dell'Europa, ma anche per ricordare la sconfitta del nazismo, sembrava costruito apposta come antidoto alle esalazioni tossiche di quello di Putin. Un discorso di speranza e di inclusione con l'idea di una comunità europea delle democrazie, che consenta di portare in Europa anche chi, come l'Ucraina, dovrebbe attendere anni per diventarne membro effettivo, ma permetta anche il recupero di chi dall' Europa è voluto uscire, come la Gran Bretagna». E' ovvio, però, che mai come in questo momento l'Unione europea debba svoltare e dal Parlamento europeo arriva l'idea che condivido di far rinascere dalle proprie ceneri una Convenzione Europea, che riprenda il discorso interrotto nel 2007, quando fallì il progetto di una vera e propria Costituzione europea.