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26 apr 2022

Aspettando il 25 Aprile

di Luciano Caveri

Si avvicina il 25 aprile e anche quest'anno, come ho fatto tantissime volte, parlerò in piazza. Capisco quanto ci sia di rituale in certe manifestazioni. Ma lo considero importante per alcune ragioni. La prima è il ruolo istituzionale: l'ho fatto da deputato, da parlamentare europeo, da presidente della Regione ed ora da membro del Governo regionale. Credo che debbano essere gli eletti i primi interpreti di una Festa nazionale come questa, in cui la sobrietà e l'equilibrio devono essere sempre al primo posto. Capisco bene che più ci sia allontana dai fatti storici e scompaiono i protagonisti e più un velo di polvere si deposita sugli avvenimenti e non è facile mantenere vivo il ricordo. Restano idee e principi che scricchiolano troppo spesso per mancanza di conoscenza storica e per certa vaghezza che ne consegue.

La seconda ragione per cui parlo volentieri è perché - certo non ho nessun merito - vengo da una famiglia saldamente antifascista, che ha pagato il prezzo per la mancata adesione al Regime e che si è battuta politicamente per l'Autonomia valdostana, derivata dalle vicende storiche degli anni travagliati della Seconda guerra mondiale. Penso con commozione agli incontri in anni lontani con i partigiani. Il momento più bello era a Perloz con mio zio Ulrico Masini, capo partigiano di "Giustizia e Libertà", assieme ai suoi partigiani al Santuario di Notre-Dame de la Garde. Ma analoghi incontri avvenivano presso monumenti e cippi anche nel resto della Valle. La terza ragione è contingente. Vado volentieri a parlare, perché credo che faccia bene evocare vicende lontane con un continuo fil rouge con la realtà odierna. Per cui non ho capito la posizione sull'Ucraina del presidente nazionale della "Associazione nazionale Partigiani d'Italia - Anpi" - associazione ormai con rari partigiani per ovvie ragioni di età - Gianfranco Pagliarulo, classe 1949, già senatore comunista, la cui visione ideologica si palesa con chiarezza guardando proprio la scheda personale di Palazzo Madama. Qui in Valle con maggior garbo, rispetto al tentativo di Pagliarulo che poco se la piglia con la Russia, ma più con la "Nato" con scarsa logica, il presidente locale Nedo Vinzio, di cui ricordo con affetto il papà partigiano, ha sull'Ucraina detto di «posizioni discordanti, che non possono essere taciute». Sarebbe stato interessante sapere quale sia il pensiero nudo e crudo dell'Anpi valdostano, come ha fatto con chiarezza Albertina Soliani, vice-presidente dei partigiani e presidente dell'"Istituto Cervi", che - così scrive in un articolo Giovanna Casadio su "La Repubblica" – sferza l'Anpi "affinché corregga la rotta". E aggiunge di "una preoccupazione: che le polemiche sui post-filorussi del presidente Gianfranco Pagliarulo e gli scontri sulla guerra della Russia all'Ucraina, oscurino «il patrimonio unico che è in Italia la grande eredità della Resistenza e della Liberazione, della fine del nazifascismo, della Repubblica e della Costituzione: così si tradisce il 25 aprile». Cattolica democratica, ex sottosegretaria nel governo Prodi, Soliani a proposito dell'invio delle armi a Kiev dice: «Il dilemma di fornire armi attraversa la nostra coscienza, ma io ritengo che una difesa armata misurata sia moralmente accettabile»". E più avanti: «Sono una dei vice, voluta da Pagliarulo. Ma non condivido le sue prese di posizione sulla guerra della Russia all' Ucraina. Ritengo che l'Anpi dovrebbe riconoscere decisamente la resistenza del popolo ucraino, così come del popolo del Myanmar e come abbiamo fatto in passato ad esempio, con la resistenza vietnamita». E ancora: «Ci vuole una riflessione più profonda e una scelta degli obiettivi principali che sono: sostegno alla resistenza dei popoli, difesa dei valori della democrazia, costruzione dei processi globali di pace e di convivenza pacifica. Ci vuole una scelta di responsabilità in questo momento storico, che passa attraverso l'Unione europea e quindi la politica estera comune e la difesa comune. Queste sono le cose che dovrebbe dire l'Anpi oggi, in coerenza con la sua storia e con il patrimonio che rappresenta». Su Putin è chiarissima: «L'aggressione di Putin all' Ucraina ha sconvolto il mondo e gli assetti post seconda guerra mondiale. Il gesto di Putin è dirompente: non solo gravissimo e atroce perché devasta un Paese, ma anche perché scardina i principi fondamentali di una convivenza basata sul rispetto della sovranità dei popoli e degli Stati. La scelta di Putin di aggredire l'Ucraina ritengo sia anche dettata dalla sua paura di fronte alle democrazie». Soliani batte Pagliarulo 5 a 0. Aggiungerei, come cappotto, il pensiero grazie all'intervista di Giovanna Vitale del vignettista Sergio Staino sempre da "Repubblica": «Nel momento in cui i veri partigiani stanno purtroppo scomparendo, alcune frange della sinistra radicale che non erano d'accordo su una democratizzazione dell'Anpi hanno pensato di trasformarla in una piccola barricata per la difesa di alcuni principi messi a loro giudizio in discussione. Ormai quando il presidente Pagliarulo parla, non lo fa a nome dell'Anpi, bensì di una corrente partitica. Quella dei Bertinotti, Diliberto, Rizzo e compagnia cantante. Un tipo di gestione che sta portando l'Associazione a perdere valore di entità nazionale per farla diventare il megafono di una politica estremista e minoritaria».