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15 set 2021

L'11 settembre di vent'anni fa

di Luciano Caveri

«Il cielo crollava ed era striato di sangue Ti ho sentito che mi chiamavi Poi sei scomparso nella polvere». (Bruce Springsteen)

Nel pomeriggio dell'11 settembre di venti anni fa ero nel mio ufficio al Parlamento europeo a Bruxelles. Ad essere onesto non ricordo chi mi avvertì di quanto stesse avvenendo. Ma la prima cosa che feci - non c'era Internet imperante - fu di accendere la televisione. Con il mio assistente parlamentate, Davide Donati, guardammo la diretta della "Cnn", inorriditi dal susseguirsi degli avvenimenti delle "Torri Gemelle", mentre attorno a noi il palazzo si vuotava per un'ondata di panico per la notizia - che giudicammo ridicola - che anche la sede del Parlamento europeo potesse essere oggetto di un attentato dal cielo. Furono ore terribili fatte di rabbia e paura, di dolore e di sgomento. Rimanemmo inchiodati nel seguire il susseguirsi di una cronaca dell'orrore.

Furono anche giorni interessanti, dopo lo stordimento iniziale, vissuti in quel crogiolo culturale e politico che vivevo nelle Istituzioni europee, che consentiva una visione d'insieme, altrimenti difficile da raccogliere. Oriana Fallaci, che era a New York, scrisse: «Non l'ho mai vista la gente che muore ammazzandosi, buttandosi senza paracadute dalle finestre d'un ottantesimo o novantesimo o centesimo piano. Hanno continuato a buttarsi finché, una verso le dieci, una verso le dieci e mezzo, le Torri sono crollate e... sai, con la gente che muore ammazzata, alle guerre io ho sempre visto roba che scoppia. Che crolla perché scoppia, perché esplode a ventaglio. Le due Torri, invece, non sono crollate per questo. La prima è crollata perché è implosa, ha inghiottito sé stessa. La seconda perché s'è fusa, s'è sciolta proprio come se fosse stata un panetto di burro. E tutto è avvenuto, o m'è parso, in un silenzio di tomba. Possibile?». Sono stato a "Ground Zero", trasformato in mausoleo. Si tratta di parte dello spazio dove sorgevano le Torri, diventato un suggestivo e lugubre mausoleo in cui aleggia qualcosa, come avviene spesso nei luoghi della Storia e lo percepisci fisicamente, per quanto possa apparire irrazionale. Quel giorno i terroristi di "al-Qāʿida" dirottarono quattro voli civili commerciali. I terroristi fecero intenzionalmente schiantare in una drammatica sequenza due degli aerei contro le Torri Nord e Sud del "World Trade Center" di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea venne dirottato contro il "Pentagono". Il quarto aereo, diretto contro il "Campidoglio" o la "Casa Bianca" a Washington, si schiantò in un campo vicino a Shanksville in Pennsylvania, dopo che i passeggeri ed i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo. Negli attentati morirono 2.995 persone di settanta nazionalità diverse, tra cui 343 Vigili del fuoco e sessanta poliziotti. Molti morirono negli anni successivi per le polvere e i fumi che avevano respirato nei soccorsi. «Nulla dies umquam memori vos eximet». Nessun giorno vi cancellerà dalla memoria del tempo. Questa frase di Virgilio, tratta dall'Eneide, breve ed espressiva, è stata ripresa e campeggia a New York, sul muro del Museo dedicato alle vittime dell'11 settembre 2001. Essa parla di Eurialo e Niso, due giovani guerrieri simboli di bellezza ed amicizia eterna, morti in fuga da Troia. Un'eco dal mondo antico che echeggia per ricordare le vittime dell'11 settembre.