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09 set 2021

Pandemia e Social

di Luciano Caveri

Chiudo qui alcuni interventi consecutivi sulle parole della pandemia. Ne ho scelte alcune dal mazzo, confessando come ormai questo trascinamento di questa vicenda risulti faticoso. E lo è, almeno nei miei pensieri, perché rischiamo persino di adattarci a questa storia, che si è nutrita sinora della speranza che tutto finisse in fretta e poi ci si trova disillusi e sempre più guardinghi rispetto alla porta di uscita da questa crisi sanitaria e dalle sue plurime implicazioni. Ecco perché insistono sul dovere sociale di adeguarsi alle misure sanitarie, non per un cieco fideismo perché la Scienza è anch'essa fallibile, ma perché non esiste un'alternativa razionale e chi segue strade pseudoscientifiche e ribellistiche non fa male solo a sé stesso. Questo è il punto: chi dissente danneggia gli altri!

Per questo concludo con una parolina che descrive un mondo: i "social", massimamente alleati di chi rema contro la fine della pandemia e sfrutta le debolezze insite nel Web, che ne consentono un uso che può rivelarsi dannoso. Capisco che bloccare i "social" nel loro eccessi e storture, talvolta persino criminali, è come vuotare il mare con un cucchiaio. Però bisogna dire che la loro diffusione capillare e il loro potere di suggestione stanno pesando e hanno già inciso nel corso della pandemia. Con una logica piramidale si sono diffusi quei contenuti considerati come verità scritte sulla pietra da quella compagnia di giro eterogenea dei "no-vax". Un insieme di persone varie e di differente provenienza, ceto sociale e grado di istruzione confluire incredibilmente in una Fede antivaccinista, che viene nutrita e coltivata a diversi gradi. C'è chi la coltiva scendendo in strada con cartelli e slogan strampalati, c'è chi all'opposto la coltiva in solitudine in un silenzio cocciuto di fronte alle evidenze scientifiche. In mezzo ci stanno molte identità che gemmano comportamenti diversi con un comune denominatore: «Non mi vaccino!». Vi è in questa affermazione una fierezza, come se in questa scelta ci fosse una coraggiosa nobiltà di chi si ribella e appartiene ad una élite di illuminati che non si fanno ingannare. Naturalmente nascono leader che, come in tutte le sette, trasmettono il "Verbo" e cavalcano utopie di mondi diversi, meravigliosi ed affascinanti e prendono all'amo i poveri gonzi. Nulla di nuovo e l'humus in cui questo avviene sono le crisi che l'umanità incontra e la pandemia è una crisi e ci si appiglia a chi predica valori e idee controcorrente. Chi ci casca a sua volta fa proselitismo e questo innesca circuiti. I "social", benedetti e maledetti come tutti gli strumenti umani a seconda dell'uso che se ne fa, diventano potenti amplificatori senza controllo alcuni degli antivaccinisti che fanno squadra gridando assieme, come molte minoranze chiassose che mettono all'angolo maggioranze che li lasciano fare. Esiste una "libertà" che i no-vax sbandierano come resistenti, ma credo che sia bene che si vigili sia sui gravi eccessi che già si vedono, sia sulla ricaduta concreta nella sconfitta del virus a causa di chi, in una logica antisociale, sceglie di non vaccinarsi. In fondo l'obbligo vaccinale risponderà in concreto all'esigenza di imposizione quando non se ne viene a capo. Resta appunto l'esigenza di regole ragionevoli contro l'uso distorto della libertà di espressione sui "social" quando si supera il livello di guardia e spetta alla legge, come in tutte le cose, non consentire che le parole diventino reati.