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15 lug 2021

Sul Casinò di Saint-Vincent

di Luciano Caveri

Le scelte imminenti sul vertice del Casinò di Saint-Vincent creano - prima ancora che avvengano - discussione e, poiché sono uno di coloro che se ne sta occupando, ci tengo a scrivere alcune cose. Evito, nel farlo, eccessive ricostruzioni storiche, che pure sarebbero suggestive, visto che l'esistenza della Casa da Gioco coincide quasi esattamente con il lungo periodo che dal dopoguerra ci ha portato sino ad oggi, nel cammino parallelo con la storia dell'Autonomia valdostana. E dal 1947, quando non esisteva ancora la Regione autonoma propriamente detta, non solo è passata molta acqua sotto i ponti, ma la società valdostana è cambiata in profondità, così come è cambiato il gioco d'azzardo e soprattutto la clientela. Sarebbe bello poter entrare nelle Sale da Gioco nei decenni successivi all'apertura grazie agli spostamenti di una macchina del tempo: già nel 1957 avremmo visto un ambiente diverso da quello post bellico, così nel 1967 saremmo alla vigilia di grandi rivolgimenti sociali, idem nel 1977 quando i miei ricordi iniziano ed essere personali in un Casinò in sviluppo, mentre nei decenni successivi ho vissuto da politico i grandi rivolgimenti di una Casa da Gioco nicchia elitaria e fastosa ad un clientela popolare e certo meno glamour. Si arriva poi alla crisi in parte prevedibile ed in parte no, che ha portato alle vicende odierne. Ebbene, proprio questa cronologia in pillole mostra come il Casinò abbia avuto, negli alti e nei bassi, capacità di adattamento per adeguarsi ai diversi momenti vissuti. Questo conforta e credo che nuove stagioni positive, specie se la pandemia non riesploderà, dimostreranno gli spazi di sviluppo possibili. Ma con una certezza fondamentale: chiunque si occupi della Casa da Gioco sa che negli anni a venire bisogna chiudere le ferite aperte negli anni scorsi e seguire il cammino preciso del rientro dai debiti e del conseguente rilancio posto con chiarezza nella definizione delle linee del concordato sotto il controllo del Tribunale di Aosta. Il resto sono chiacchiere e speculazioni politiche.