Immagino che in molti si aspetteranno che oggi scriva in modo dettagliato e punto per punto del "decreto antisprechi", varato ieri dal Governo Monti. Una congerie di norme che consente all'Esecutivo dei tecnici di conquistare definitivamente la "maglia nera" nel rapporto con le autonomie e un posto d'onore nei libri di storia che racconteranno in futuro questa parte di storia della nostra Valle. Il "centralismo" appare e scompare in tutte le epoche e sotto tutti i regimi politici e i valdostani hanno spesso subito e talvolta reagito. I "tecnici" trasformano di fatto le Regioni, in modo scientifico e direi programmato, in una specie di ufficio periferico del potere romano e lo fanno con gran gusto, per mano di funzionari statali che mai avevano sopportato nel tempo una condivisione di potere da parte della democrazia locale. Sono quelli, come formazione e comportamenti, che hanno messo sempre sabbia negli ingranaggi della nostra autonomia speciale. E pensare che in ogni Paese civile anche il più centralista e senza più scomodare il federalismo, il rispetto delle autonomie locali è un elemento preclaro di democrazia. Ma oggi la democrazia è stata messa in un angolino perché la crisi economica è un pretesto per diverse operazioni, compresa questa. Ma per i commenti specifici aspetto il testo definito, anche se non ho apprezzato le sprezzanti dichiarazioni del dopo Consiglio dei Ministri, umilianti per chi abbia sempre creduto nella Costituzione e nello Statuto d'autonomia. Furti e ruberie dovevano essere risolte dalla Magistratura e invece si è messo in piedi un sistema di controlli che riporta in capo a Roma quel poco di autonomia conquistata nel tempo e le "Speciali" sono prese a calci nelle gengive e si preparino a chiudere i battenti con la complicità di chi voterà il decreto legge. Di questo sono indignato, preoccupato e per quel mi riguarda non penso che si debbano calare le braghe e bisogna preparare risposte politiche vere e non bastano sfoghi per scritto come questo mio o altri che ho letto in queste ore e che restano circoscritti qui e di cui neppure l'eco arriva a Palazzo Chigi. E fatemi aggiungere - con grande simpatia per l'assessore Leonardo La Torre, assessore regionale - che certe dichiarazioni "indipendentiste", che sembra trarre dalle sue frequentazioni leghiste più recenti, rischiano di fare del male e non del bene, perché le iniziative politiche non sono un fatto estemporaneo in cui ognuno gridi di essere più autonomista di un altro in una sfida al rialzo, perché alla fine contano i fatti e anche il percorso politico di ciascuno per essere credibili. Perché sia chiaro che la logica di difesa dell'autonomia è da spiegare e condividere, compreso il fatto che le riduzioni di eletti e stipendi servono solo come specchietto per le allodole per placare l'incazzatura popolare, ma la sostanza è ben altra e riguarda l'invasione di poteri e competenze, che risulta fatta «a fin di bene» ed invece colpisce un regionalismo voluto dal Costituente dopo una dittatura! Dietro queste scelte c'è solo il proseguimento di quello svuotamento delle autonomie di Regioni e Comuni avviato con le manovre finanziarie degli ultimi mesi nel nome della casa che bruciava. Meno soldi, meno spazi di libertà e ora si avvia la fase due: trattare i territori con una logica colonialistica che farebbe dire ai padri fondatori della nostra autonomia che il "patto politico" fra valdostani e Roma è stato tradito. Lo si vedrà oggi con la manovra finanziaria della nostra Regione: tagli, tagli, tagli. A differenza del passato - e questo non è positivo - i consiglieri regionali di maggioranza hanno avuto della Finanziaria regionale un'illustrazione solo verbale e molto generale nel nome dei tempi ristretti per la sua elaborazione e approvazione. Per carità: non mi metto a fare discorsi protestatari in modo vuoto per chissà quali frustrazioni personali, come qualcuno adombra quando pongo questioni di metodo. Ma si sappia che il metodo è sostanza. Non si tratta di disturbare il manovratore, ma di contribuire in epoca difficile. In questi tempi grami per la nostra autonomia per avere fronte comune bisogna essere fortemente uniti e questo presuppone una piena e chiara condivisione dei problemi e della strategie, che non possono appoggiarsi su scelte solitarie. Altrimenti ognuno si sentirà nel diritto di fare dei distinguo sulle scelte di fronte alla duplice emergenza: quella derivante dai tagli finanziari e dal forte attacco politico ai fondamenti giuridici della nostra autonomia speciale.