Credo che chiunque, ma a maggior ragione chi ha dei figli, non potesse che essere stato sconvolto dalla dinamica dell’omicidio - perché di questo si tratta - del bambino di sette anni, avvenuto il 3 dicembre a Torino, "falciato" mentre attraversava la strada sulle strisce assieme ai propri genitori. Padre e madre che avevano lanciato accorati e inascoltati appelli affinché i colpevoli si manifestassero. I due arrestati Alessandro Cadeddu, 34 anni, alla guida dell'auto, e Francesco Grauso, 26 anni, sono - purtroppo, fatemi dire - residenti ad Aosta e avevano nascosto la "Clio" nera, con cui avevano causato la tragedia, in un garage, immagino aspettando tempi migliori per farla aggiustare. Erano a Torino per comprare l'eroina: un elemento in più in una brutta storia. Che uno compia un reato così grave, investendo una famiglia nel sorpasso alle auto che si erano fermate per fare passare i pedoni, è già non commentabile, ma che si sommi l’omissione di soccorso e il tentativo di scamparla, quando "ci è scappato il morto", è davvero inumano. Un tempo, senza tirare in campo la morale il cui spessore non è da tutti percepito in alto e in basso, valeva almeno l’esistenza del rimorso. Oggi scricchiola anche questo caposaldo e spero davvero che non spuntino le eventuali complicità di chi, attorno a loro, possa aver saputo e abbia taciuto. L'avvocato della famiglia colpita adombra il sospetto d'omertà. Mi auguro che la Giustizia sia severa in questa occasione e immagino che la loro prima pena sarà in carcere, dove i detenuti - che pure hanno un loro codice nel catalogare i reati - conoscono la legge molto spicciola della vendetta.