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03 ago 2010

In ricordo di Chabod

di Luciano Caveri

Federico Chabod morì nel luglio di cinquant'anni fa a Roma e la Valle d'Aosta, con un libro e con un nuovo programma televisivo (tanti ne sono stati fatti nel tempo), lo ricorda. Morì a soli 59 anni all'apice di una straordinaria carriera universitaria e il suo insegnamento come storico formò una scuola di professori di grande importanza e a lui si devono libri di enorme caratura. Il suo passaggio nelle vicende politiche valdostane nel dopoguerra fu importante, anche se se ne andò bruscamente per non più tornare quando dovette lasciare la carica di Presidente della Valle, di quella "circoscrizione autonoma" pre-statutaria nata dai decreti luogotenenziali del 1945. Al suo posto divenne Presidente il suo antagonista, mio zio Séverin Caveri (poi parlamentare valdostano a Roma nel 1958 con il fratello di Chabod, Renato) le cui posizioni federaliste e autonomiste non erano coincidenti con la visione di Chabod, cui si rimproverava un'eccessiva moderatezza "filoitaliana" ed anche un'iniziale adesione al fascismo che gli servì nella carriera accademica. Il tempo smussa gli angoli e spegne le polemiche e riporta al centro dei ricordi i "padri fondatori" dell'autonomia, che sarebbe doveroso ricordare di più.