Chi da tanto tempo - e io fra questi - si occupa di politica non può che constatare di come questa attività, che sostanzia la vita delle istituzioni pubbliche in una democrazia (sistema di governo declinante nel mondo), subisca cambiamenti ben più rapidi di quanto avvenisse in passato. Lo sconvolgimento e a tratti persino la scomparsa in Politica della classificazione tradizionale fra Destra e Sinistra (cui si aggiunge un Centro, che si appiccica da una parte o dall’altra) può essere attribuita a una crescente complessità della politica. Esempio della deriva, che evidenzia una crisi della democrazia, è la delegittimazione del parlamentarismo. So che è una vecchia storia, investigata dai politologi, questa del destra e sinistra. Diceva Karl Popper: “Noi dovremmo tentare di occuparci di politica al di fuori della polarizzazione sinistra-destra. Penso che questo sia un traguardo difficile da conseguire. Sono, tuttavia, sicuro che si tratta di una cosa praticabile”. Gli fa eco, con fine ironia, Emilio Lussu: “Il mondo non va né a destra né a sinistra. Il mondo continua a girare attorno a se stesso, con regolari eclissi di luna e di sole”. Quel che è certo è che vi sia sempre più un cambiamento delle priorità degli elettori, spesso con scelte repentine, che stracciano antiche fedeltà di schieramento. Vi è ormai pesante l’influenza di una galassia digitale, di cui i Social sono componente essenziale, ben più del vecchio sistema informativo che è in crisi. Lo si vede dai giornali e telegiornali che hanno perso la loro centralità. C’è una frammentazione ideologica che si vede, come fossero marker che evidenziano le contraddizioni, da questioni calde come le guerre in Ucraina e nella striscia di Gaza. Esiste, per fare un altro esempio, una destra sociale e lo si vede in Valle d’Aosta che sembra occuparsi di temi che nei decenni precedenti era netto appannaggio della Sinistra. Oggigiorno, le questioni politiche sono sempre più complesse e - come dicono gli esperti - multifaceted, coinvolgendo una vasta gamma di temi come l'ambiente, la tecnologia, i diritti civili e, come dicevo, le questioni sociali. Questa complessità sfida la tradizionale classificazione dei partiti o i movimenti politici come "di destra" o "di sinistra". In alcuni casi, si è assistito anche a un crescente scetticismo nei confronti dei partiti tradizionali che hanno visto un crollo di iscrizioni e di partecipazione e il fenomeno dell’astensionismo fa scricchiolare la democrazia. Si afferma una maggiore adesione a movimenti populisti che possono non aderire completamente ai parametri classici destra-sinistra. Per altro la logica dei partiti personalisti aggiunge elementi di complicazione con leader che vanno e vengono sotto il peso della capricciosità degli elettori. In sintesi, la politica contemporanea è caratterizzata da una maggiore complessità e fluidità, sfidando le categorie politiche tradizionali. Insomma: vengono meno molte certezze e ci sono situazioni che sembrano alla rovescia. In questo scenario complesso e in certi momenti inquietante si pone la vecchia questione del posizionamento del mondo autonomista. Si è spesso criticato un vecchio motto “ni droite, ni gauche”, che vorrebbe - almeno io l’ho sempre considerato così - spiegare come un movimento politico territoriale dev’essere in grado di interpretare la soluzione dei problemi reali, senza chiudersi in recinti ideologici e neppure localistici e soprattutto senza pensare che non siano necessarie alleanze per formare le maggioranze. Ma l’equilibrio resta il punto, così come la capacità di risolvere i problemi e saper prevedere, nel limite del possibile, quel che verrà.