Nord e Sud II

copiare.jpgMi ero molto divertito, l'indomani della prova "Invalsi" (acronimo dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, dizione che sembra uno scioglilingua), a vedere con mio figlio Laurent - uno degli esaminati in Terza Media - le domande a quiz di italiano e matematica che gli erano state sottoposte.
Una quarantina per l'italiano, una parte delle quali tratte da un testo di Dino Buzzati, una ventina per la matematica (la prima era simpatica e riguardava l'unità di misura per esprimere il peso di un uovo di gallina: in grammi!).
Oggi leggo i risultati analitici della prova per Regioni: la Valle d'Aosta risulta la numero uno nella lingua italiana ma naviga a fondo classifica per la matematica.
Ma quel che è stupefacente è che nel documento ufficiale l'Invalsi, spiegando alcune correzioni, esplicita il fatto che al Sud si è copiato e si è fruito di un "aiutino" dei professori, per cui - con correzione conseguente - il Sud, che prima eccelleva, è finito in fondo alle graduatorie.
Ovvia l'analogia con la manica larga dei 100 e lode alla Maturità.
Sans commentaire.

Comments

La domanda nasce spontanea...

Dato che l'Invalsi ha esplicitato in un documento ufficiale il comportamento deontologicamente scorretto degli insegnanti, il Ministero competente pensa di intervenire in qualche modo?
In questo caso non si tratta di "buonismo" degli insegnanti ma di un modus operandi che, contravvenendo alle regole dell'insegnamento e ponendosi in conflitto con le direttive ministeriali, ha inficiato l'esito di un'indagine che, oltre a servire per tarare programmi e contenuti, è costata soldi dei contribuenti.

Eppure...

oggi c'è una Tizia, insegnante di Palermo, che spiega come i colleghi che hanno "aiutato" gli studenti han fatto bene. Ha la "faccia di tolla" di chiamarla «una forma di protesta».
Concordo sull'idea che il Ministero e i Provveditorati dovrebbero assumere delle decisioni per chi ha "truccato".

Ma perché...

non ripristiniamo la vecchia divisione dell'Italia in cui lo Stato Pontificio faceva da cuscinetto tra il regno di Piemonte e Sardegna e lo Stato Borbonico?

Purtroppo...

non possiamo dire che qui sia tutto rose e fiori... dalla Sovrintendente in giù... Vogliamo parlare del fatto che in Valle d'Aosta ci sono centinaia e centinaia di bidelli che scaldano le sedie nelle scuole perché non hanno nulla da fare?
Una volta i bidelli (che negli istituti scolastici si chiama "ausiliario", persona addetta alla sorveglianza degli studenti e alla pulizia dei locali mentre negli uffici pubblici è "inserviente" o "fattorino", fonte dizionario on-line del Corriere della Sera) erano coloro che dovevano appunto occuparsi di sorveglianza e pulizie. Oggi, le pulizie non le fanno più perché vengono appaltate a imprese esterne («non è mica nostro compito!») e non sorvegliano gli alunni perché non sono pagati abbastanza per tali responsabilità.
Per quale motivo dunque dovrebbero percepire uno stipendio?
Per le caffettiere che preparano e le maglie che confezionano ai ferri?

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