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28 ott 2021

Barbero nel mirino

di Luciano Caveri

Alessandro Barbero è il Piero Angela della Storia e, a differenza di Alberto, figlio di Angela che è anche lui divulgatore in campo storico, Barbero ha una solida carriera accademica e non ha altri che scrivano per lui. E' tutta farina del suo sacco, come nel caso degli studi sul Medioevo valdostano di cui è acuto e brillante indagatore e lo ha mostrato in libri ed anche incontri pubblici in cui sfoggia una straordinaria facondia. L'ho intervistato alcune volte in radio e la sua lucidità si accompagna alla capacità di esporsi senza fare il piacione. Dire "pane al pane e vino al vino" crea invidia ed immagino che in un ambiente intellettuale, spesso ipocrita, questa sincerità esponga Barbero a critiche, sapendo tra l'altro che politicamente milita, e lo dice lui stesso, molto molto a sinistra. Personalmente lo leggo e lo ascolto con piacere, pur non essendo sempre d'accordo in occasioni di sue incursioni nella cronaca non ancora storicizzata, com'è avvenuto per il suo recente «no» al "green pass", quando ha trattato il tema con eccessiva leggerezza.

Ora una sua nuova sortita gli ha procurato parecchie polemiche e ciò è avvenuto con un'intervista di Silvia Francia su "La Stampa" in cui presentava un ciclo di conferenze a Torino sul tema già evidentemente delicato "Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”" Tre incontri centrati su tre figure emblematiche: Caterina di Russia, Madre Teresa di Calcutta e Nilde Iotti. Incidentalmente devo dire, ma c'entra poco, che la Iotti l'ho conosciuta bene perché l'ho molto frequentata alla Camera dov'era Presidente. Mentre Caterina di Russia l'ho studiata a fondo all'Università, mentre di Madre Teresa di Calcutta ho letto parecchio e dovessi dire non mi è mai piaciuta per contraddizioni gravi che dimostrò nella sua vita. A un certo punto la giornalista chiede al suo intervistato: «Barbero, arrivando a oggi, come mai, secondo lei, le donne faticano tanto non solo ad arrivare al potere, ma anche ad avere pari retribuzione o fare carriera?». Risposta: «Premesso che io sono uno storico e quindi il mio compito è quello di indagare il passato e non presente o futuro, posso rispondere da cittadino che si interroga sul tema. Di fronte all'enorme cambiamento di costume degli ultimi cinquant'anni, viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione. Ci sono donne chirurgo, altre ingegnere e via citando, ma a livello generale, siamo lontani da un'effettiva parità in campo professionale. Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ma vale la pensa di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest'ultima più difficile avere successo in certi campi. E' possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda. Non ci si deve scandalizzare per questa ipotesi, nella vita quotidiana si rimarcano spesso differenze fra i sessi. E c'è chi dice: "Se più donne facessero politica, la politica sarebbe migliore". Ecco, secondo me, proprio per questa diversità fra i due generi». Lo incalza la giornalista: «Non pensa che un mondo storicamente dominato dai maschi - con le caratteristiche di cui lei parla - opponga resistenza all'ascesa delle donne e tenda ancora a escluderle dai ruoli di comando, a ostacolarle in modo più o meno esplicito?». Risposta di Barbero: «Se così è, allora è solo questione di tempo. Basterà allevare ancora qualche generazione di giovani consapevoli e la situazione cambierà». Apriti cielo! Queste sue osservazioni sono diventate per una parte del mondo femminile una pietra dello scandalo e Barbero si è trovato così in fretta al centro di una fervente polemica e oggetto di "j'accuse" di vario grado con accuse che sono andate dalla stupidità alla misoginia. A me sembra, invece, che abbia con detto, forse con un uso di parole non azzeccatissime ma era un'intervista, una cosa non offensiva e cioè che il mondo femminile, con la sua capacità di non seguire schemi mentali maschili, resta osteggiato in un mondo maschile ancora profondamente segnato da pregiudizi verso il genere femminile. Se gli spazi reciproci venissero solo regolati da un addossarsi di parte del mondo femminile al modo di essere maschile, ciò snaturerebbe l'originalità femminile e quella complementarietà uomo-donna che ci arricchisce, ciascuno e ciascuna con le proprie caratteristiche. Barbero per me non ha offeso nessuno, ma ha detto il suo pensiero accendendo un dibattito interessante e chi lo ha aggredito ha sbagliato e lo ha fatto in una logica di militanza femminista aggressiva e - lo scrivo per capirci - così tristemente maschile.