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11 ott 2017

"Coerenza" non è una parolaccia

di Luciano Caveri

Verrebbe voglia di intingere la penna nel curaro per raccontare le molte storie che si sono intrecciate per giungere dove si voleva arrivare in Regione da parte dei soliti noti: al ribaltone dell'attuale ed al quinto Governo valdostano della Legislatura. Non lo farò per una semplice ragione: ci pensano già nei loro commenti quotidiani migliaia di cittadini pensanti, che hanno ben capito di cosa si tratti e chi oggi spera nella forza dell'oblio, temo abbia fatto male i suoi calcoli, perché su certi passaggi in molti avranno una memoria da elefante: la pazienza rispetto alle camarille ha un limite. Ma - ripeto - non partecipo al gioco a scaricabarile ed alle manovre diversive, che sono spesso impregnate di quanto già diceva la vecchia saggezza dei motti latini «Excusatio non petita, accusatio manifesta» («Scusa non richiesta, accusa manifesta») o, ancora con maggior chiarezza, «Chi si scusa si accusa».

La verità - e qui chiudo la premessa - è che si è scelta una strada molto lunga e tortuosa, la storia del "Rassemblement", per arrivare a quanto già comunque stabilito costi quel che costi: fare un accordo per arrivare al premio di maggioranza del 42 per cento che alla prossime regionali incrementerà i consiglieri dell'aggregazione che dovesse arrivare a questo tetto. Naturalmente resta il limite vissuto in questa Legislatura: gli accordi preventivi per partecipare all'eventuale premio di maggioranza non prevedono alcuna sanzione per chi, all'indomani delle elezioni, tradisse quella alleanza e di conseguenza la volontà degli elettori. Volontà che dal 2013 ad oggi per molti, per certi funamboli, è stata la cosa di cui meno preoccuparsi in barba alla democrazia. Quel che conta semmai è il reale fallimento della riaggregazione di una parte storica del mondo autonomista, che non era solo - come qualcuno ha detto su evidenti appunti altrui - la rinascita dell'"unionismo", perché per fortuna le diaspore dell'Union Valdôtaine hanno creato spazi nuovi, in cui si sono ritrovate persone che mai si erano occupate di politica o che derivano da altre esperienze. Per altro sia chiaro che il pluralismo delle idee è quanto fa la ricchezza del crogiolo dell'Autonomismo, a condizione che i partiti non siano personalistici con personalità uniche o peggio ancora legati a logiche di clan. Partecipando a certe riunioni in cui si indicava il sol dell'avvenire in un embrassons-nous che assumeva persino toni patetici e commoventi, fatto di abbracci in cui uno non sapeva con qualcuno se temere per una coltellata alla schiena, si notava però come accanto all'ideale appariva chiaro che qualcuno stesse apparecchiando la tavola. Per cui quando si volava alto c'era chi - come un assistente di volo - pregava i presenti di allacciarsi le cinture di sicurezza per atterrare su questioni più terra a terra, tipo spartizione degli Assessorati. Tutto legittimo, ma sarebbe stato bene evitare di cercare di avvolgere nella carta dorata e nobile dell'ideale quando conteneva solo una torta da fare a fette. Per cui chi esprimeva dubbi in modo garbato sullo scopo finale senza troppi arzigogoli veniva aggredito da chi, con la mosca al naso, era persino stufo dello stesso meccanismo che aveva messo in piedi ed invitava a fare in fretta ed a non tirar fuori tante balle, perché in quel caso - ecco l'accusa! - il dubbio non sarebbe stato altro che si voleva fare dell'ostruzionismo e non - com'era invece - una ricerca di un cammino comune che avesse un minimo di credibilità. Chi ha lasciato il tavolo per queste preoccupazioni è stato e sarà opportunamente indicato, in uno di quei rivolgimenti dei ruoli che rendono la vita avventurosa, come una sorta di traditore della giusta causa, che però ad essere precisi era solo la loro. Che dire? Bisogna mantenere la schiena dritta e fare la propria strada, seguendo il cammino della coerenza, che non deve vacillare quando tutto sembra farsi difficile o forse più facile perché si cammina su una strada fatta di proprie certezze. Già la coerenza, che non significa affatto non essere aperti al dialogo o alla discussione, perché ci si chiude in una sorta di bozzolo rassicurante e talvolta escludente. Ma significa evitare la sgradevole sensazione di trovarsi con un guinzaglio al collo che qualcun altro tiene in mano e ciò ti impedirebbe di fare ciò che pensi. Questa libertà consente, se necessario, di cambiare idea, ma perché lo vuoi tu, sempre beninteso con una propria logica e non seguendo appunto le strade della convenienza altrui.