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07 gen 2017

Il telefonino murphyano

di Luciano Caveri

«Argh!»: questa è l'esclamazione da fumetti più adatta ad interpretare quel momento in cui ho visto, perché sfuggitomi dalla mano uscendo dalla macchina, piroettare il mio telefonino in direzione suolo, per altro fatto di pietre sconnesse. L'operazione di recupero è avvenuta con una prima constatazione e cioè che era caduto dalla parte del vetro, così da permettermi di riflettere sul fatto che pochi giorni prima, perché sporca, avevo rimosso la pellicola di plastica protettiva e dunque la possibilità di una rottura del vetro era elevatissima. Apro una parentesi, neppure breve, adoperando quanto scritto sul sito sapere.it sulla famosa "Legge di Murphy", che oggi va declinata al plurale, trattandosi di leggi: "si intende un insieme di detti popolari provenienti dalla cultura occidentale che, riassumibili in una precisa e originaria formula («se qualcosa può andar male, lo farà»), hanno poi dato vita a moltissimi assiomi.

Dal tono tipicamente ironico e sarcastico, il cosiddetto pensiero "murphologico" è stato messo nero su bianco nel 1988 da Arthur Bloch, umorista e scrittore statunitense che pubblicò "La legge di Murphy", libro a cui seguirono diverse edizioni. Il pensiero murphologico associa la legge delle probabilità e dei grandi numeri alla vita quotidiana: benché sia indesiderabile e improbabile che un determinato evento (solitamente negativo e sgradevole) accada, esso in realtà si verifica sempre". Credo che in italiano si potrebbe volgarizzare in una certificazione della effettiva portata della sfiga, termine non elegante, ma ormai sdoganato dai dizionari, per indicare la iella. Aggiunge sapere.it: "La storia delle Leggi di Murphy trova il suo primo postulatore in un ingegnere aeronautico statunitense, Edward Murphy. Incaricato di verificare la tolleranza del corpo umano all'accelerazione, il suo team aveva il compito di montare sedici particolari accelerometri sul soggetto umano in esame. In particolare, tali accelerometri potevano essere montati in due modi diversi e, sistematicamente, i tecnici incaricati dell'imbragatura, li montavano nella maniera sbagliata. Fu nel corso di tale esperimento che Edward Murphy pronunciò la frase che, diventata ormai storica, fu poi riportata ad una conferenza da John Paul Strapp, medico militare: «se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre ad una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo»." Le "Leggi di Murphy" sono oggi moltissime. Tra queste, non si può non nominare quella più famosa: "la probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro su un tappeto nuovo è direttamente proporzionale al valore del tappeto stesso". Esattamente com'è capitato al mio telefono, diventato sul vetro tipo ragnatela a poche ore prima della fine dell'anno, a chiusura perfetta di un 2016 cupo (con cose ben più gravi su cui non si può purtroppo scherzare), dimostrando quanto ormai io sia dipendente da questo aggeggio e dalle sue funzioni. Per cui non potevo né telefonare né ricevere le chiamate (tranne in auto grazie al bluetooth, ma non potevo stare sempre lì...), niente SMS, posta elettronica e neppure "WhatsApp", proprio nel momento in cui fioccavano gli auguri di prammatica. Inutilizzabili anche tutte le "app" possibili: dai giornali ai libri, dalla musica ai dizionari, dalle televisioni alle radio. Senza sono fritto! Ma intanto il telefono è stato riparato e dunque riprendo il tran tran con qualche pensierino in più sui rischi della "cellularomania": il telefonino che diventa - nel bene e nel male - la nostra inquietante "scatola nera", come nell'intrigante film "Perfetti sconosciuti" del regista Paolo Genovese.