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07 nov 2016

La politica fra timori e sorrisi

di Luciano Caveri

Bisogna tenersi in costante esercizio nella piccola Valle d'Aosta per pensare a quello che bisogna fare rispetto alla situazione in atto, in cui l'Autonomia speciale - un tempo vanto e modello - sta andando precipitevolissimevolmente verso il basso e talvolta ci si domanda se questo pozzo nero abbia davvero un fondo e quale sia la prospettiva nei diversi scenari possibili per una risalita. Esiste sempre un "domani" ed anche la speranza che le energie migliori facciano sistema, quando questo si dimostri indispensabile e con i tempi giusti senza tatticismi ed arrière-pensées. Non si tratta di cancellare le differenze e neppure di far finta di niente in una specie di amnistia su certe scelte del passato, perché ognuno ha fatto i suoi errori, ma di puntare sui problemi da risolvere e sappiamo quanti ce ne siano e sempre più difficili, che richiedono ragionamenti complessi e a più voci.

Si può anche usare qualche sorriso per sdrammatizzare? «Una coincidenza è una coincidenza; due coincidenze sono un indizio; tre coincidenze rassomigliano ad una prova». Ci vorrebbe forse Hercule Poirot, l'investigatore di Agatha Christie per chiedersi perché sia morta l'Union Valdôtaine. Il decesso è avvenuto nella sede dell'UV in Avenue de Maquisards ed il corpo e stato rinvenuto steso nella sala riunioni. Il medico legale, svolta l'autopsia, ha ritenuto che si sia trattato di un raro caso di morte per dispiacere. Il paradosso è che il principale sospettato di aver portato a estreme conseguenze l'UV sino al decesso è un esponente di spicco del Mouvement, quell'Augusto Rollandin che calca la scena della politica valdostana da una quarantina d'anni e che negli anni ha contributo alla crescita e al successo elettorale dell'Union, conservando per anni un ruolo centrale nella politica valdostana. Gli inquirenti, documentazione alla mano, stanno ricostruendo le ragioni che hanno portato l'Union alla consunzione. Il fu fiorente Movimento politico ha subito negli ultimi anni una costante emorragia di iscritti e di esponenti di spicco, fuggiti a causa del clima politico caratterizzato da un fenomeno noto - con un'espressione veneta - come la sindrome del "faso tuto mi". Che detta così farebbe persino sorridere, se non significasse mancanza di democrazia e discussioni - quando ci sono... - pilotate da chi tutto sa e tutto decide, seguendo il filo delle proprie scelte. Di conseguenza chi disturba il manovratore è prima o poi destinato ad essere accompagnato fuori dalla porta per incompatibilità ambientale o lo fa da solo per senso di dignità, anche se considera l'Union Valdôtaine casa sua per varie ragioni. Questa diaspora crea ormai l'effetto "pochi ma buoni", nel senso che nel tempo restano là solo i fedelissimi e, persi tanti militanti, si trovano nuovi spazi elettorali in parti di popolazioni diversamente malleabili... E' vero che questo "divide et impera" finisce per consentire di non avere più la rottura di scatole di persone dissenzienti e di voci fuori dal coro, ma quando la logica è una navigazione a vista autoconservativa vale la massima «Après moi le déluge», che è preoccupante perché si sceglie il vuoto per svettare. Naturalmente chi se ne va subisce una controinformazione del genere: invidie, gelosie, frustrazioni, incapacità, stupidità e via di questo passo con una fitta contraerea pronta per l'uso per chi esca dalle rotte obbligate e predeterminate, ed in fondo per non sgarrare basta obbedire. Che fare? Intanto sopportare certe situazioni con la scocciante sensazione della terra bruciata attorno, tipo "fatwa" dei giudici islamici. Questa attitudine difensiva finisce per essere inutile per la comunità, meglio dunque guardarsi attorno e capire che cosa si possa - muovendosi dall'immobilismo di inutili trincee - fare di buono per l'avvenire, guardando solo avanti e mai indietro, dimenticandosi finalmente di chi non solo ormai vorrebbe tutti in un angolo, ma forse neppure si dispiacerebbe se ai non allineati venisse imposta una bella trasferta con lungo soggiorno rieducativo nel ridente deserto dei Gobi. Ma ormai voltare pagina è quel che importa.