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15 lug 2016

Quarta cartolina: più che un raddoppio una caverna

di Luciano Caveri

Non do seguito - essendo via e avendo spento il cervello (ammesso che mai sia stato acceso) - le ultime tappe dopo l'annuncio, dato in favor di "Confindustria" valdostana, dal presidente Augusto Rollandin con un «raddoppiamo il traforo del Monte Bianco», con cui sembrerebbe aver smentito quanto da lui detto sino ad oggi. Oppure - più realisticamente è la cosa non stupisce - ha detto questa volta quel che da sempre pensa, cogliendo l'attimo e mostrando lo scatto considerato buono al momento giusto. Chissà se certi certe grandi entente politiche - che lo hanno messo in una "botte di ferro" - non comprendessero anche questo costoso tunnel nel solco del "bene comune" che alimenta certi tanghi passionali che resteranno nella memoria degli elettori.

Sarebbe strano fare un programma nuovo, pensato in realtà da almeno di un annetto e mezzo di corteggiamento, e dimenticarsi lì di un'opera che dev'essere stata ben solida nel famoso "accordo della Perenni" fra Renzi e Rollandin, visto che nelle grandi opere governative questo raddoppio è spuntato come un uovo da covare già tempo fa e ben prima che il presidente della Regione rompesse il tabù. Non torno qui sul perché io sia contrario: il motore di ricerca qui a fianco se digitate "traforo del Monte Bianco" vi riverserà molte cose scritte, compresa l'idea - espressa senza peli sulla lingua (quelli ce li hanno altri...) - che il raddoppio covasse sotto la cenere ben alimentato da chi da tempo lo predica con nobili intenti, che servono da belletto su di un'operazione assai dubbia. Ma per ora più che un tunnel rischia di essere una caverna in cui qualcuno potrà svernare quando andrà in pensione, visto che i francesi il raddoppio non lo vogliono e loro di certi diktat e dei giochini della politica valdostana - compresi i temibili ruggiti - se ne fanno un baffo, visto che anche l'Unione Europea in passato aveva espresso un sonoro «No!».