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11 apr 2016

Sono un onnivoro

di Luciano Caveri

Ho amici vegetariani e vegani: li rispetto, perché ognuno con il cibo fa quello che vuole e perché è una scelta sulla propria pelle (già meno convincente è imporlo ai figli). Qualcuno è molto fideistico e pratica un "veganesimo" assai oltranzista, tipo niente miele (perché frutto del presunto sfruttamento delle api) o niente fichi (perché potrebbe contenere i resti di qualche insetto, considerato proteina animale). Uno scatto ulteriore in queste convinzioni è l'"animalismo", che sfugge ancora - nella definizione ordinaria sui dizionari più importanti - a descrizioni convincenti rispetto al fenomeno e a certi ideologismi ben evidenti.

L'unico tentativo sintetico e neutro nella descrizione l'ho trovato su "Wikipedia": "Il termine è di recente conio: prima degli anni ottanta, nei vocabolari di lingua italiana, alla voce "animalista" si leggeva soltanto "chi dipinge e scolpisce soggetti animali". Ma già dagli anni settanta il termine aveva assunto un significato più rivolto al rapporto uomo-animali. Il significato attuale, ancorché non completamente definito, è quello di un generale atteggiamento e comportamento a difesa degli animali e dei loro diritti rispetto ai comportamenti umani diretti e indiretti (caccia, sperimentazione animale, uccisione per ricavarne la pelliccia, impiego nei circhi, eccetera); ma anche il generale intervento sull'ambiente e sull'ecosistema che può provocare danni agli animali). I movimenti animalisti più radicali richiedono l'adesione ad un insieme di teorie ed atteggiamenti volti ad ottenere il riconoscimento degli obblighi morali di ogni essere umano nei confronti degli animali ed il superamento dello specismo (cioè della convinzione che le regole etiche si applichino solo all'uomo e non alle altre specie)". Quel che preoccupa in alcune frange è la legittimazione, persino sbandierata, dell’uso di atti violenti. Ho seguito di questi tempi - perché ogni tanto lo ascolto sulle frequenze di "Radio24" - la lite con gli animalisti di quel provocatore del giornalista Giuseppe Cruciani, la cui presenza sull'emittente della "Confindustria" volge ormai al termine, perché accusato di quegli eccessi verbali che ne hanno fatto anche il successo. In soldoni: Cruciani ne ha dette di cotte e di crude sugli animalisti e loro hanno risposto per le rime, fino al tentativo di aggressione sotto la radio di un gruppuscolo che Cruciani ha affrontato brandendo un… salame. Nella trasmissione de "Le Iene" è andata in onda un'intervista doppia a Giuseppe Cruciani ed all'animalista Valerio Vassallo (un biellese leader del "Movimento etico tutela animali").

Primo round. Cruciani: «Una squadra di nazi-vegani ha tentato di picchiarmi». Vassallo: «Però se ti presenti con un salame in mano che comunque noi lo vediamo come un pezzo di un animale che è stato ucciso... Quando manchi di rispetto, è normale che magari quel salame qualcuno te lo possa ficcare in c**o». Secondo round. Vassallo: «La violenza genera violenza, il rispetto genera rispetto. Vuoi rispetto, inizia a dare rispetto». Iene: «Gli animalisti sostengono che gli hai mancato di rispetto». Cruciani: «Chi se ne frega. Non me ne frega niente di urtare la sensibilità di chi pensa che la vita di un piccione sia uguale a quella di mia figlia». Terzo round. Vassallo: «Quello che è stato fatto ai tempi di Auschwitz adesso lo stiamo facendo agli animali». Cruciani: «Paragonare le pecore al macello ai campi di concentramento penso che sia una roba vergognosa». Quarto round. Vassallo: «Se vedo una signora con la pelliccia in mezzo alla strada, mi fa piacere cercare di danneggiarle la pelliccia. Se vedo una persona che si mangia un panino, se ho la possibilità ci sputacchio dentro». Iene: «Tra un uomo e un animale chi scegli?» Vassallo: «Se una persona mangia carne, alla fine dell'anno ha ucciso circa cento vite. Se deve morire un mangia cadaveri, a questo punto è meglio che muoia il mangia cadaveri e salviamo cento delle vittime che potrebbe mangiare in un anno».

Giudicate voi e non entro in temi come la sperimentazione dei farmaci sugli animali, all'uso di scarpe di pelle, agli animali (come le nostre "reines") impegnati in sfide fra di loro. Animali che in Natura - tocca ripeterlo - si ammazzano e si sbranano senza sensi di colpa... A me non preoccupa chi sbandiera qualunque idea, nei limiti del lecito, ma spaventa il fatto che la violenza possa diventare la normalità come "strumento politico" e non mi piace finire in un elenco di persone meritevoli della ghigliottina solo perché sono (e come homo sapiens esiste un storia di circa 200mila anni) onnivori come me.