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16 ago 2010

Quei turisti che passano

di Luciano Caveri

Le code di auto sui due versanti del traforo del Monte Bianco sono l'annuale punta dell'iceberg di un fenomeno ben noto durante l'anno lungo l'asse dei nostri due trafori alpini. La Valle ha una vocazione storica nei collegamenti fra nord e sud in Europa e dunque milioni di europei ci conoscono come semplice corridoio di attraversamento. Chi transita lungo l'autostrada senza uscire ai caselli ha sul territorio valdostano due aree di sosta in discesa e tre in salita, vale a dire quella doppia di Châtillon, quella accessibile da entrambe le percorrenze dell'autoporto e quello monodirezionale di Brissogne. Sono aree di sosta standard e anonime, più o meno gradevoli, in realtà bruttine e per nulla corrispondenti al territorio che le ospita. Potrebbero essere ad Abbiategrasso o a Napoli. Come fare a trattenere una parte dei turisti per alimentare il declinante turismo estivo? E' un vecchio tema su cui ruotava l'accoglienza e la filosofia della defunta "Porta della Valle d'Aosta" all'ingresso della Valle, accessibile da entrambe le carreggiate autostradali e con l'ambizione architettonica di superare i brutti autogrill attuali. Ne parlo per l'ultima volta, per evitare un patetico riferimento al passato, come simbolo d'innovazione che non verrà.