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23 giu 2010

Pangermanismo

di Luciano Caveri

Ricordo all'inizio degli anni Novanta, quando raccontai a Giulio Andreotti che si stava profilando la riforma dello Statuto d'Autonomia con il riconoscimento della comunità walser. E lui sardonico: «Tedeschi, tedeschi: finirete anche voi inglobati nella grande Germania...». Fuor di scherzo, la sua riflessione, ben spiegata, era legata ai rischi di un pangermanismo dopo l'allora recente riunificazione tedesca. Andreotti, che oggi non sta per niente bene per la sua veneranda età, aveva capito quel che sta capitando oggi. La forza economica e la spinta demografica della Germania - ma soprattutto il venir meno dei complessi "da Seconda guerra mondiale" che i tedeschi hanno avuto sino a pochi anni fa - sta portando ad un ruolo nuovo e più influente della Germania. Me ne accorgo negli incontri europei: oggi i tedeschi non sono più cauti e impongono il loro ruolo di superpotenza europea. L'Italia scivola, arretra, arranca: prevalentemente oggetto di curiosità per una deriva sudamericana.