A proposito di turismo

Turisti ad Aosta durante il ponte pasqualeTutti al capezzale del turismo, chiedendosi che cosa ci sia da fare. Ci pensavo stando due giorni a Venezia, dove se non troveranno una soluzione per regolare i flussi tra pochi anni il "consumo" della città sarà completato. Quando me ne sono occupato, direi che per la Valle mi sono convinto che:
- bisogna puntare sugli stranieri, cominciando dagli europei e dai russi, facendo accordi per il Giappone e snasando per il mercato indiano e cinese;
- gli italiani non vanno snobbati, specie quelli di prossimità ma anche quelli più distanti se l'aeroporto funzionerà, sapendo che la scusa possono essere dei "grandi eventi", quelli veri;
- condizione imprescindibile è avere posti letto di varia gamma, smettendola di trovare escamotage per continuare a far fare seconde case per i soliti noti;
- le Alpi devono fare sistema fra di loro sui mercati più lontani e lavorare per contrastare l'idea che la vacanza sia solo la spiaggia;
- la "tipicità" della Valle va coltivata con una cultura dell'accoglienza che vuol dire che venir da noi deve essere un piacere;
- l'alta montagna, a certe quote, è una nostra ricchezza e bisogna, in tutta sicurezza, accompagnarci i turisti.
Potrei aggiungere altri punti - tipo la straordinarietà dei castelli, la forza del termalismo, l'importanza della sentieristica, la chance dei Saveurs du Val d'Aoste - ma questi, intanto, bastano e avanzano!

Commenti

Eh sì...

quando si evoca il "capezzale" è perché c'è qualcuno ammalato e, nel nostro caso, non è un "qualcuno" bensì una risorsa economica fra le più importanti a non godere di buona salute.
Anche questa pasqua vacanziera per la nostra Valle rispecchia i tempi non più opulenti del passato: il "tutto esaurito" è solo più un ricordo ed il maltempo ce l'ha messa tutta per peggiorare la situazione. Non saranno presenze e fatturati disastrosi ma si dovrà fare di meglio in futuro.
Come?
Partirei dal terzo punto argomentato da Luciano (del resto non potrei che partire da questo): la ricettività. Assolutamente d'accordo che in una destinazione turistica l'aumento delle presenze turistiche è proporzionale all'aumento dei "posti letto" alberghieri diversificati per ogni target di mercato; le seconde case sono un bene rifugio per pochi che restano inutilizzate per troppi, lunghi mesi e che vengono aperte quando il territorio ne potrebbe fare a meno. Ma la condizione imprescindibile è che la destinazione sia realmente turistica ovvero con il maggior numero di prodotti turistici da offrire al mercato e che siano prodotti di qualità.
Gli imprenditori devono dunque continuare a fare la loro parte impegnandosi seriamente nell'accoglienza turistica di qualità con continui e costanti investimenti nella loro azienda alberghiera per essere sempre pronti a soddisfare le esigenze del mercato, chi ci governa, dal canto suo, ha il dovere di investire la maggior quantità di risorse finanziarie possibili nella creazione, nello sviluppo e nella crescita dei vari prodotti turistici che sono frutto di servizi offerti dal territorio in termini di offerta culturale, ambientale, termale, del benessere, della vacanza attiva, congressuale, enogastronomica, eccetera, per creare quei flussi indispensabili ad una crescita ed a uno sviluppo economico. Sono ancora troppo poche le risorse finanziarie pubbliche destinate a questo settore e lo stesso Assessorato regionale al turismo dovrebbe diventare l'Assessorato più ambito da dirigere se vogliamo davvero che la Valle d'Aosta si collochi fra le destinazioni di eccellenza del turismo italiano ed europeo.
E poi certamente una buona politica di marketing con l'attenzione dovuta ai mercati stranieri che hai citato senza dimenticare il nostro mercato interno sempre fondamentale e l'assoluta necessità di "fare sistema" con le altre destinazioni di montagna per scatenare quella "voglia di vacanza in montagna" che ancora non è così diffusa e sulla quale c'è ancora molto da lavorare.
Buona Pasqua!

Gli strumenti...

ci sono e anche le disponibilità: basti pensare agli ampliamenti di cubatura previsti dal "piano casa" per il settore della ricettività.
La riluttanza e il poco attaccamento alla "mission" dell'albergatore è una delle note dolenti. Magari un po' più di apertura...
Le proposte per incrementare la presenza (con dati palpabili anche sul nostro territorio) ci sono, ma ci deve essere rete e collaborazione per fare in modo che decollino.
Io proporrei un tavolo dove la "sussidiarietà" di chi opera nel turismo, di concerto con il "Piano strategico di marketing turistico" dell'assessorato facciano convergenza e portino soluzioni operative.
Ciascuno nel proprio "orticello" serve a poco.

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