L'ulivo

ulivo.jpgIl nonno materno, Emilio Timo, dalla Libia alla Prima guerra mondiale, era stato ufficiale di cavalleria. In seguito ad una caduta da cavallo e forse ai limiti di carriera di un figlio di NN (aveva scoperto di essere figlio del peccato di un medico condotto e di una nobile d'Alassio), lasciò l'esercito e si dedicò - con nonna Ines, marchigiana - al commercio dell'olio, di cui era esperto degustatore, lasciando in eredità alle figlie dei terreni coltivati a ulivo nell'entroterra onegliese a Ginestro, dove una famiglia lo aveva cresciuto. Terreni, nel frattempo, certamente usucapiti.
Nelle papille mi è rimasto, come eredità, la percezione della bontà o meno dell'olio e un'ammirazione per la pianta d'ulivo, così bella e sofferta. Da bambino li guardavo gli ulivi ad Imperia e anche quei pochi, antichi, vicino alla Collegiata di Saint-Gilles a Verrès.

Commenti

Già...

Tutte le volte che "incontro" una pianta di ulivo, mi viene in mente la leggenda che spiega il perché della forma.
Brevemente: si dice, che per preparare le croci della crocifissione di Gesù fossero andati alla ricerca di alberi robusti. L'ulivo lo era certamente, ma appena inteso il fine, si contorsero tanto da rendersi inutilizzabili.
Un premio "biblico" per il frutto della spremitura dell'oliva? Olio così presente nelle tradizioni religiose di ogni paese che conosce l'ulivo. Con il profondo significato di unione tra l'uomo e l'alto.
Al di la della religiosità, grande premio per le nostre papille, quando è di natura buona.

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