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31 ago 2023

Aeroporti

di Luciano Caveri

Non c’è luogo fisico che sia così esemplificativo della modernità come avviene oggi con gli aeroporti, dove si incontrano ormai - in tempi di globalizzazione - persone diverse e popolazioni le più varie, ciascuna con il proprio bagaglio. Non solo le valigie che i viaggiatori si portano dietro, ma quel bagaglio culturale e di esperienze che ciascuno di noi rappresenta con tutto ciò che ci rende singolari. Si può star lì a guardare come assistere ad una rappresentazione e lo si può fare, stando fermi in un punto qualunque ad osservare folle in movimento o in statica attesa dell’atteso decollo. Può essere che in passato fossero i porti marittimi qualcosa di molto simile. Ogni volta che mi capita l’occasione cito la mia viva impressione per Ellis Island: un isolotto di appena un quarto di chilometro quadrato, situato nella baia di New York. Dal 1892 al 1954, anno della sua chiusura, in questa macchina di accoglienza e si respingimenti passarono 12 milioni di persone. Essere spinti dalla curiosità in certi casi non è affatto un male e lo spirito di osservazione è un elemento arricchente per chiunque. Il viaggio, corto o lungo che sia fa parte della natura umana. Viaggio viene viene dall'occitano "viatge" che deriva a sua volta da "viatĭcu(m), l'occorrente per il viaggio", legato all'aggettivo "viatĭcus, relativo alla via, al viaggio" da cui arriva anche la parola "viatico" collegato a via "strada; cammino". Sugli aeroporti ha ragione Bill Gates: ”I fratelli Wright hanno creato la più grande forza culturale dopo l’invenzione della scrittura. L’aereo è diventato il primo World Wide Web, che avvicina persone, linguaggi, idee e valori”. Dopo il gelo della pandemia, tutto è ripartito e sono felice di far parte di un’epoca in cui muoversi è diventato più agevole. Sarà pur vero che sembra passato quel periodo nel quale nel mondo ci sia poteva muovere di più, perché oggi molte mete sono diventate purtroppo off-limits. Prima di partire per certi Paesi sono sempre andato a vedere quel Sito della Farnesina con cui i attraverso la rete diplomatica il Ministero degli Affari esteri (ma sono interessanti anche per accuratezza i consigli del servizio simile francese e di quello svizzero) indicano Paesi o zone di Paesi da evitare per pericoli vari. Sono reduce da un tour che mi ha consentito di vedere diversi aeroporti e devo dire che, specie nei grandi hub, ormai il gigantismo è di casa. Non solo si dilatano a dismisura, ma cresce in modo impressionante lo spazio commerciale da outlet e le lunghezze di percorrenza per arrivare alle “uscite” obbligano ad autentiche maratone. Per me gli aeroporti di riferimento sono sempre stati e lo sono ancora in parte Torino Caselle, Fiumicino, Malpensa e anche Ginevra. Ho visto aeroporti monstre come Parigi, Zurigo, Monaco di Baviera, Londra, Amsterdam. Di recente sono passato a San Francisco, Denver e Newark (ero già stato a JFK di New York). Ma ho avuto la fortuna di vedere aeroporti piccoli sia nelle isole che nelle zone di montagna. Massimo dei brividi l’atterraggio nell’aeroporto delle isole Fær Øer. Resto convinto che per il nostro aeroporto Corrado Gex di Saint-Christophe ci siano spazi di sviluppo interessanti per nicchie di mercato. Sapendo che la forza di un piccolo scalo sta nella multidisciplinarietà nel suo utilizzo e dunque i voli commerciali si aggiungono alle altre attività.