Nella sessione europea di mercoledì 18 maggio sono intervenuto nell'aula del Consiglio Valle nella speranza di riuscire, in un tempo ragionevolmente breve, a mettere insieme un certo numero di argomenti.
Spero di esserci riuscito perché questa è una delle poche occasioni pubbliche in cui mettere assieme un anno di attività al "Comitato delle Regioni".
Un lavoro che mi consente di tenermi in esercizio, visto che sul piano regionale stare in panchina (o forse in tribuna) potrebbe rischiare di arrugginirmi e invece la prima regola in politica è quella di tenersi aggiornato sugli argomenti cardine per il nostro futuro in chiave europea.
L'Europa siamo noi e la Valle ha una storia lunga e coerente di pensieri e azioni a favore dell'integrazione europea e, di fronte a certe delusioni delle tribolazioni dell'Unione europea, bisogna mantenere i nervi saldi e lavorare con impegno e serietà.
Il federalismo è non solo un sistema di ingegneria costituzionale, ma è una forma mentis che deve uniformare un modo di pensare che, pur piccoli, ci obbliga a pensare in grande.
Carlo Bertini de La Stampa intervista il Professor Massimo Luciani, accademico dei Lincei e costituzionalista, sulla riforma costituzionale sul premierato.
Una scorciatoia che Giorgia Meloni ha costruito come un vestito da indossare per il futuro. Avrò tempo di scriverne a fondo: resto, intanto, convinto che non spiri aria costituente, che prevede un sentimento più vasto e inclusivo. In più le riforme costituzionali non si fanno a spizzichi e bocconi “Cicero pro domo sua”.
Ma ho citato Luciani per una sua dichiarazione esemplare più generale: “Servirebbe la ricostituzione di una vera società civile, ricostruire il sistema dei partiti, rimettere in campo soggetti del pluralismo disponibili al dialogo e non soltanto feroci curatori dei loro interessi particolari (si tratti, che so, dell'ambientalismo o della tutela della famiglia tradizionale). Insomma, si dovrebbe recuperare l'arte della mediazione e ricostituire quei meccanismi di solidarietà sociale che il Paese ha smarrito e che invece aveva dimostrato di saper produrre nella prima parte della pandemia. A fronte dell'enormità di questi problemi, il topolino partorito è palesemente inadeguato”.
Sottoscrivo!