Nella sessione europea di mercoledì 18 maggio sono intervenuto nell'aula del Consiglio Valle nella speranza di riuscire, in un tempo ragionevolmente breve, a mettere insieme un certo numero di argomenti.
Spero di esserci riuscito perché questa è una delle poche occasioni pubbliche in cui mettere assieme un anno di attività al "Comitato delle Regioni".
Un lavoro che mi consente di tenermi in esercizio, visto che sul piano regionale stare in panchina (o forse in tribuna) potrebbe rischiare di arrugginirmi e invece la prima regola in politica è quella di tenersi aggiornato sugli argomenti cardine per il nostro futuro in chiave europea.
L'Europa siamo noi e la Valle ha una storia lunga e coerente di pensieri e azioni a favore dell'integrazione europea e, di fronte a certe delusioni delle tribolazioni dell'Unione europea, bisogna mantenere i nervi saldi e lavorare con impegno e serietà.
Il federalismo è non solo un sistema di ingegneria costituzionale, ma è una forma mentis che deve uniformare un modo di pensare che, pur piccoli, ci obbliga a pensare in grande.
L’inondazione in Emilia-Romagna (quest’ultima ancora più colpita dalla calamità) riaccende - pur nella differenza dei territori e della loro grandezza - i ricordi della nostra alluvione del 2000 e delle conseguenza gravi e luttuose.
Facile dunque rendersi conto, in una dimensione ben più vasta, della sofferenza delle popolazioni, delle distruzioni avvenute e dei danni ingenti alle attività economiche.
La pioggia, così attesa per via della lunga siccità, si è trasformata in un evento eccezionale davvero catastrofico con le solite polemiche inutili sul perché e sul per come, che andrebbero rinviate - quando fondate - al post emergenza.
Di sicuro emerge il solito problema nel rapporto fra montagna - gli Appennini largamente abbandonati - e la sottostante pianura. Da molto tempo anche laggiù si sottolineavano i rischi di questo spopolamento dei paesi montani e della conseguente trascuratezza dei territori con pericoli annunciati e purtroppo trascurati.
Non si può che esprimere solidarietà e aiutare nell’emergenza, come avvenuto con la colonna mobile valdostana inviata a Ravenna e, ripetendo modelli di sciagure passate, immaginare che la Valle d’Aosta “adotti” un paese, aiutandolo nella ricostruzione.
Intanto si spera che cessi la pioggia e cessi la drammatica emergenza.