March 2021

Come cambiano i saluti

Il classico saluto da pandemia...So bene di essere un essere umano strano. Nel senso che ho una timidezza per piccole cose e non per eventi altrimenti considerati - penso al giornalismo radiotelevisivo o alle manifestazioni politiche - causa di impaccio e soggezione.
Quel che è certo è che regole d'ingaggio di socialità sono così cambiare da renderci tutti imbranati e trasformati. Sparita la stretta di mano, sono arrivati gesti goffi tipo gomito a gomito, il pugno l'uno contro l'altro o la mano levata. Si è sancito l'addio all'abbraccio e al bacio sulla guancia, al momento privi di sostituti credibili.
In Francia - patria della "bise" («le mot "bise" est également synonyme de "bisou" ou "baiser". "Faire la bise" est une action permettant de saluer ou de remercier une personne») - è crollato un caposaldo del salutarsi all'inizio e dopo un incontro e ne ha ha scritto con garbo e ironia Dorane Vignando su "Obs".

Arriva Sanremo

La scenografia del Festival di Sanremo 2021Rullo di tamburi, come si conviene, ma senza troppa prosopopea, per cortesia. Oggi inizierà il "Festival di Sanremo" nella sua versione pandemica ed è significativo come sulla scelta ci siano opposti estremismi. Chi magnifica l'idea di mantenere un appuntamento che profuma di normalità e dunque ci riporta a qualche automatismo di stagione. C'è chi si chiede all'opposto se, in un'Italia avviata purtroppo sulla strada delle chiusure e dei confinamenti, fosse il caso di tenere aperto il circo dell'Ariston senza pubblico ma con la pandemia fuori dalle sue porte.
Ma si sa che esistono vasti interessi e la "Rai" fa ovviamente i suoi di interessi per la pubblicità che fiocca, mentre il deserto caratterizzerà la Riviera di Ponente, già in zona rossa.
Una parentesi serve: voglio ed agogno una qualunque forma di normalità. Ne ho le scatole piene di regole che trovo in certi casi astruse, anche se le rispetto e so bene che con il virus non si scherza, perché altrimenti si fa il suo gioco.

Se la Politica diventa spettacolo

Beppe Grillo con il suo casco da 'astronauta'La Politica non è fatta da "verginelle" o da "mangiaostie" e chi ci ha vissuto, come il sottoscritto, mantenendo schiena dritta nel solco dell'onestà, ha visto cose incredibili e non si finisce più di vedere delle varianti.
Il mio apprendistato è avvenuto nella vituperata prima Repubblica, che nessuno difende per le evidenti storture, ma esisteva anche una parte di personale politico corretto e competente, che è giusto rimpiangere in quest'epoca di decadenza della professionalità anche in politica. Chissà che non si inverta un processo contro certo nuovismo, dimostratosi zeppo di dilettanti e di incapaci. Certo, eletti dal popolo e dunque certe carriere non sono solo da ascrivere agli interessati, ma agli elettori che li hanno innalzati laddove non avevano merito di stare. Questo si riverbera sull'intero sistema politico ed attacca certe fondamenta del sistema democratico, che si regge sulle norme ed anche sulle spalle di chi occupa pro tempore punti chiave.

Non fare la fine di Narciso

Un dettaglio di 'Eco e Narciso' di John William WatherhouseMai come ora bisogna ragionare sul futuro. Affondati come siamo nella quotidianità come se fossero sabbie mobili che imprigionano non solo molte nostre libertà ma molte nostre attese e speranze, ci si deve sforzare di non chiudersi.
Mai come di questi tempi vale la pena di riflettere sulle "reti", termine usato da tempo, ma che diventa leggibile per chiunque con l'arrivo di Internet e di quella ragnatela di contatti plurimi che caratterizzano il Web. Ci pensavo l'altro giorno nel discutere con i colleghi del Piemonte e della Liguria attorno al tema e soprattutto ai contenuti della cooperazione territoriale, un tempo transfrontaliera, nel rapporto fra il Nord-Ovest dell'Italia e le Regioni francesi vicine, le gigantesche realtà che sono Auvergne-Rhône-Alpes e Provence-Alpes-Côte d'Azur con cui condividemmo in passato la nascita di quell'Euregione "AlpMed" che langue da qualche anno.
Purtroppo nella politica valdostana ci sono stati dei killer di questi rapporti così importanti, come se una politica transfrontaliera con i fiocchi fosse inutile. Un provincialismo politico, senza cultura e ripiegato su sé stesso, che atterrisce per la sterilità della visione.

La TV e MasterChef

Francesco Aquila, vincitore della decima edizione di 'MasterChef'Il consumo televisivo è cambiato. Chi ha vissuto da bambino il lungo cammino verso le attuali tecnologie non può che stupirsi di come il nuovo focolare domestico sia diventato da "scatolone con il sedere catodico" in "sottile prodigio digitale". La televisione generalista da un solo canale si è dilatata a dismisura e poi ha cominciato ad essere un dispenser di prodotti da comperare. Oggi ho l'antenna e pure la parabola sul tetto, ma in realtà tutto viaggia ormai sulla fibra ottica. Ho le app della televisione sul telefono, sul tablet e dunque è diventata mobile.
Ma resta, come dicevo, un elettrodomestico su cui ruota una parte della nostra vita e di certo il suo potere ipnotico tende ormai a scemare se la nostra capacità di scelta cresce con il crescere di un'offerta enorme. Siamo meno passivi e più attivi, altro che il telecomando! Forse ci lasciamo meno rincitrullire e lo dimostra il sostanziale flop del "Festival di Sanremo" in versione pandemica, che ha dimostrato come operazioni a freddo non funzionino.

Sulla legalità

Un dettaglio della Torre dei Balivi di AostaAh! La legalità! Quante cose vengono dette in suo nome. Lo dico a chiusura della settimana della legalità nelle scuole della Bassa Valle d'Aosta. Iniziativa lodevole, scevra - così mi pare - dai rischi di certi automatismi e giaculatorie sul tema. A me la legalità, di primo acchito, ha fatto venire in mente la famosa triade della Rivoluzione francese: "Liberté, Egalité, Fraternité", naufragate in qualche modo con la ghigliottina a manetta nel periodo del Terrore, cui si può davvero associare la violazione della "Legalité", nel momento in cui lo Stato adopera il Diritto per nefandezze.
Ma questa parola, "Legalità", riecheggia in Valle d'Aosta l'insieme negativo delle inchieste legate alla 'ndrangheta, in parte già a processo, in parte ancora in fieri e si rimanda di settimana in settimana l'arrivo, forse devastante, degli esiti di "egomnia", com'è stata chiamata l'inchiesta. Personalmente credo che non ci sarebbe niente di peggio di essere omissivi, nel rispetto certo del principio di non colpevolezza sino a sentenza definitiva, perché gli aspetti non sono solo penali ma anche morali.

Gli amici villeggianti

Il centro di Courmayeur durante il 'lockdown' invernale 2021Rivendico l'idea avuta tanti anni fa di aver creato - nel quadro di ricerca di segni identitari solidi - le onorificenze valdostane ormai stabilizzate che sono denominate, per i valdostani, "Chevalier de l'Autonomie" e, per chi non lo è, "Amis de la Vallée d'Aoste". Pensavo allora che fosse necessario farlo non solo per sterili logiche celebrative, ma di sincero ringraziamento per chi abbia a vario titolo operato per fare il bene della nostra Valle e per onorarla. Nelle mie intenzioni c'era anche l'ambizione di fare rete fra i membri di questa "confrérie", come si potrebbe dire in francese. Non doveva essere perciò un vuoto a perdere, ma la speranza era che diventasse un cenacolo laboratorio di proposte e lobby buona per il nostro futuro.
Ma è sugli "Amis" che vorrei soffermarmi in un'epoca in cui si ragiona spesso - ed anche a sproposito - sulla presenza di persone che amano e frequentano la Valle e che oggi lo possono fare, provenendo dall'esterno, anche in epoca di pandemia, se hanno da noi seconde case. Sono i famosi villeggianti, ben diversi dai turisti "mordi e fuggi": sono loro che hanno nel tempo arricchito la nostra Valle e sono diventati, o meglio hanno scelto, in tanti casi, di essere nostri amici fedeli.

Festa della donna

Le classiche mimoseFesteggio con il pensiero la "Festa della Donna", anche se molte mie amiche sono infastidite dagli aspetti ripetitivi di questa celebrazione e da una data che sembra solo indicare nella sua stessa esistenza i problemi di fondo di una diseguaglianza.
Il mio primo pensiero va a tutte le donne della mia vita nei diversi ruoli affettivi e lavorativi. Lo faccio con infinita riconoscenza per quanto mi hanno dato e trasmesso.
La cosa più importante che ne ho ricavato è la totale ed assoluta convinzione che la parità, per me del tutto scontata senza dover avere lezioncine morali da professioniste del ruolo, sia un diritto e che vada perseguito come tale in tutti i modi. La società valdostana, dove vivo, trovo che sia in linea con le democrazie occidentali e certo ci sono sempre spazi di miglioramento.
Lo dico in premessa, perché invece trovo stucchevoli e ripetitivi certi appelli ideologici che spuntano come funghi in questa stagione da parte di un femminismo polveroso ed ideologico, sostanzialmente piagnone, di chi si sente depositaria del copyright e scrive lettere, appelli, j'accuse con logiche di movimentismo ormai decrepite.

Esaurimento da pandemia

Un anno dal primo DcpmCerto che sulla pandemia ed il suo snervante allungamento siamo tutti esauriti. Chi fa Politica ed Amministrazione, come chi vi scrive, si trova in un mondo agitato e nuota in mezzo ai marosi, come quando da ragazzino aspettavo la mareggiata per buttarsi in mezzo ai flutti. Ma è meno divertente.
Già che io sono arrabbiato per mille cose e la principale è il succedersi di decisioni da Roma contraddittorie e spesso solo effetto annuncio «per vedere l'effetto che fa», come diceva Enzo Jannacci, quando «voleva andare al suo funerale». Si aggiunge a questo la difficoltà di discutere anche in sede locale, visto che - lo vedo nella scuola - ognuno vede la stessa cosa in modo diverso e trovare una sintesi è operazione titanica, sapendo che si è tutti in buona fede, forse.
Oggi - lo dico ai rari smemorati - è l'anniversario del confinamento dichiarato in Italia proprio il 9 marzo 2020 e fu il primo in Europa. Due giorni dopo, l'11 marzo, l'Organizzazione mondiale della Sanità dichiarò che l'epidemia di "covid-19" poteva essere qualificata come pandemia e fu una svolta.

I tamponi e l'ignoranza senza rimedi

Ho perso il conto di quanti tamponi abbia fatto per via delle persone incontrate o per la cautela delle riunioni in presenza nel Consiglio regionale della Valle d'Aosta, dove si è tornati da mesi al lavoro in presenza. Scelta meritoria, quando è possibile farlo perché una democrazia in remoto non funziona.
Ogni volta che si fa il test per il "covid-19" se rapido si aspetta poco, più a lungo per il molecolare: in entrambi casi esiste la logica apprensione perché questa malattia fa paura a chiunque.
In attesa del vaccino, cui agogno con fetida attesa, anche questo è diventata la vita di questi tempi.
Da noi ci sono stati e ci saranno campagne di screening con tamponi, in particolare nelle scuole con insegnanti e studenti, come uno degli elementi che hanno consentito di rimanere aperti e di valutare in grandi comunità a stretto contatto l'evoluzione della malattia.
Ed è quanto avviene ancora in questi giorni con un controllo di massa su quasi cinquemila studenti. Purtroppo già in una scorsa occasione la partecipazione si fermò attorno a poco più del trenta per cento in questa fascia che va fra i 14 e i 19 anni. Colpa da dividere fra genitori e ragazzi.
Le motivazioni? Non finire in quarantena se malati e il ragionamento del tipo «se oggi risulto sano domani potrei essere malato»! Sfugge il valore epidemiologico di campagne di questo genere. Se già non capisco i contrari al vaccino, portatori di balle spaziali sul tema, mi sfugge ancor di più la reticenza sul tampone, che somiglia a tutti gli altri tipi di analisi che tengono sotto controllo la nostra salute.
Anche questa storia ci servirà a capire quanto l'ignoranza sia una malattia, in molti casi senza rimedi.

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