February 2021

Via il voto, torna il giudizio

Un'antica pagella con i votiNelle deleghe del mio mandato politico-amministrativo ho un mondo complesso da affrontare, quello dell'Istruzione. Non solo perché la materia, a differenza di altre, è per me non del tutto nota, ma perché si tratta di un mondo in cui bisogna muoversi con molta circospezione per via di equilibri antichi e di grandi suscettibilità.
In più nella piccola Valle d'Aosta esiste un ordinamento formatosi nel tempo in cui si sommano obblighi nazionali, particolarismi locali e l'irrompere da anni dell'autonomia scolastica. Ogni tanto bisogna avere una sorta di cartina per capire bene chi deve fare che cosa per legge, per regolamento, per prassi o per semplice abitudine e si aggiunge un'incidenza sindacale di notevole peso. Insomma: bisogna camminare in punta di piedi e non accontentarsi dell'apparenza che porterebbe per prudenza a lasciare lo status quo.

Dietro alla pandemia

Il filosofo tedesco Hartmut RosaBisogna sempre ragionare sulle molteplici conseguenze della pandemia. Mentre in Francia sono molti intellettuali a farlo, in Italia il dibattito langue. Interessante, a proposito, Rémi Noyon su "Obs" ha intervistato sulla pandemia e le sue prospettive il sociologo tedesco Hartmut Rosa.
Interessante, per cominciare, è la difficoltà di concentrazione: «Le besoin d'être "occupé" par des activités papillonnantes est très fort en nous. Lorsque je mets un CD, j'ai du mal à l'écouter jusqu'au bout. Lorsque je prends un livre, j'en tourne quelques pages avant de le refermer et d'en saisir un autre, que je délaisse tout aussi vite. C'est une sorte d'horror vacui, la peur antique du vide, qui, tout à la fois, m'amuse et me terrifie. J'y vois un signe, un symptôme. Dans mes premiers travaux, j'ai décrit ce qui me semble être le ressort de la modernité: la stabilisation dynamique. Nous sommes poussés à accélérer sans cesse, sans but, simplement pour conserver ce que nous avons. Ce régime de temps est lié à la croissance économique, à l'extension technique, à la rapidité des mutations sociétales. Là-dessus arrive cette pandémie qui provoque une décélération brutale. Les structures qui soutenaient cette accélération sont comme mises entre parenthèses. Mais ce que nous avons découvert, c'est que ce tempo de la modernité s'est inscrit en nous».

Arriva Draghi

Mario DraghiIrrompe sulla scena Mario Draghi, mentre pareva ancora possibile - avevo telefonato nel tardo pomeriggio di ieri a conoscenti a Roma - un colpo di reni che consentisse la nascita del "Conte ter".
Invece, tutto è saltato ed arriva il Governo tecnico con un uomo di grande esperienza e di forte reputazione, specie presso l'Unione europea, di cui è stato, alla "BCE - Banca Centrale Europea" un caposaldo. Spetterà a lui cercare i voti per un Governo tecnico e la scelta del Presidente Sergio Mattarella non è un colpo di testa, ma una "soluzione B" che dev'essere stata preparata. Conosco il Presidente della Repubblica e non è un emotivo, ma un ragionatore che ha saputo muovere le pedine anche grazie alle sue profonde conoscenze delle Istituzioni e la capacità di penetrare nella psicologia delle persone.

Sanremo

Orietta BertiPer svagarmi rispetto alla crisi governativa seguo con rilassante curiosità l'evolversi delle vicende legate al "Festival di Sanremo". Lo faccio perché questo festival della musica è stato presente nella vita di chiunque e solo rari snob possono far finta di disinteressarsene. Anche se quella sigla iniziale dell'Eurovisione che campeggiava in certi anni era una bufala per darsi delle arie, perché Sanremo è davvero una storia tutta italiana, profondamente provinciale e non è detto che questo sia un difetto, anzi!
Da quando sono bambino, assieme al gemello "Disco per l'Estate" di Saint-Vincent purtroppo a scomparso, Sanremo scandiva la nostra colonna sonora, almeno sino all'adolescenza. Poi i gusti musicali e le relative orecchie da allora si sono spinti verso diversi orizzonti ma Sanremo non è niente affatto evaporato.

Questa storia dei confini regionali

Il confine tra Valle d'Aosta e Piemonte sull'autostrada 'A5'La Valle d'Aosta è molto piccola e la sua parte abitabile, per via delle montagne, è ancora più ristretta. Lo ripeto in questi giorni al mio piccolo Alexis, che sta studiando geografia. Dovrebbero capirlo anche a Roma con questa storia della "zona gialla" che però si è accompagnata, nell'ultima tornata di colorazioni dell'Italia, con la chiusura dei confini regionali. Questo significa che in Regioni grandi puoi muoverti in lungo e in largo, mentre noi restiamo chiusi nel nostro perimetro.
Per carità, per un autonomista valdostano questa storia del proprio ambito non scandalizza, ma si ferma sul limitare degli attuali danni economici che stiamo subendo per questa perimetrazione. Prendiamo un primo caso: gli impianti a fune. Dopo mesi di tira e molla si ipotizza che il protocollo di sicurezza per sciare, predisposto dalle Regioni alpine e sottoposto al ruvido e talvolta irragionevole "Comitato tecnico scientifico", si possa sbloccare il 15 febbraio. Ora, intendiamoci bene, come valdostano politico e sciatore sono contento che tardivamente si prenda atto - ed il caso svizzero è esemplare da alcuni loro studi - che la pratica dello sci e la salita sugli impianti non incide sui contagi ed accetto che da noi le misure siano più severe per pochi metri fra Cervinia e Zermatt.

Non guardare il proprio ombelico

Mario Draghi mentre si reca da Sergio MattarellaOggi come non mai la Politica valdostana non può guardare solo al proprio ombelico. Lo dico con profonda umiltà e senza fare il primo della classe. Tuttavia rivendico l'esperienza, che ritengo importante e soprattutto utile. Veniamo da una stagione italiana di improvvisazione, del famoso «uno vale uno», che ha inquinato la civile convivenza, nata come conseguenza di atteggiamenti verso i politici accomunati come fossero legno da bruciare sulla pira della «Kasta». Certe generalizzazioni mi hanno sempre fatto accapponare la pelle e hanno innescato processi di progressivo peggioramento nel nome del "nuovo" come feticcio, che non ha nulla a che fare con la logica condivisibile del rinnovamento e del distinguere il grano dalla pula.

Il banchetto di Conte

Giuseppe Conte durante la sua conferenza stampa davanti a Palazzo ChigiL'ultima conferenza stampa davanti a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte, improvvisata su di un banchetto, spero sia l'ultima spiaggia di una stagione da dimenticare, di cui lo stesso premier è stato interprete. Lo stesso successo che Conte ha conquistato presso alcuni, compresi miei conoscenti, è il segno di uno smarrimento da cui bisogna riprendersi in fretta contro la pochezza, la rozzezza e il pressappochismo che hanno avvelenato la politica italiana.
Mario Draghi potrebbe essere in questo un ritorno ad una normalità di rapporti istituzionali contro la volgarità di una politica fatta di invettive e poi di immobilismo. Stile che è dilagato e lo si vede talvolta anche in Valle d'Aosta con forze politiche fuori dal Consiglio Valle che scelgono l'insulto reiterato al posto del confronto, convinti ormai nel loro brodo ideologico che questa violenza verbale sia lotta politica che si sostanzia nella sterile ricerca di costruzione di un nemico. Avere idee e proposte è difficile per chi é settario e i pentastellati sono stati un modello.

Conversione ad U sull'Europa

Il mio non è mai stato un europeismo cieco. Ho avuto il privilegio di studiare l'integrazione europea e poi di praticarla. Per cui ne conosco pregi e difetti, potenzialità e debolezze. Non può essere altrimenti per un federalista che crede nella sussidiarietà vera e non a parole e l'Unione europea ha dimostrato molte volte che in conto è la retorica, altri e diversi i comportamenti.
Tuttavia ho sempre conservato il mio modo di pensare a favore dell'Unione europea, pur affinandone i contenuti e non avvolgendomi nel rischio di esaltazione retorica.
Per cui in questi giorni me la rido a vedere paladini dell’antieuropeismo cambiare idea per farsi benvolere da Mario Draghi, prossimo premier che per background è un simbolo vivente dell’europeismo.

1958: Nel blu dipinto di blu

Un particolare del 'Coq rouge dans la nuit' di Marc ChagallL'altro giorno su "Twitter" c'è chi ha lanciato una di quelle catene cui normalmente non partecipo. Nel caso in oggetto si trattava di vedere quale canzone avesse vinto il "Festival di Sanremo" nel proprio anno di nascita per capire, come tema, se fotografasse l'attuale situazione sentimentale dei partecipanti al giochino.
Compito facile perché, per caso, lo avevo già scritto in passato e lo riporto con me parole di allora. «Se fossi una canzone, visto che risale come me al 1958, potrei sentirmi quel capolavoro che è "Nel blu dipinto di blu" con quella strofa - cantata in tutto il mondo - che fa «Volare oh oh, cantare oh oh oh, nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù». Pare che il brano, scritto da Domenico Modugno e Franco Migliacci, sia nato da un'ispirazione mista far un quadro di Marc Chagall ed il cantante al pianoforte che guardò il cielo e gli venne quel "Volare" che ha connotato la canzone per sempre».

Contro il gesto estremo

Il ponte di Introd...Sappiamo bene come purtroppo in Valle d'Aosta il tasso dei suicidi sia un triste record. Un fenomeno che, visto che siamo una piccola comunità, è fatto di persone conosciute e di storie note: volti non numeri.
Una volta, quando il diritto canonico puniva questo gesto ed una sorta di velo copriva eventi così tristi, se ne parlava poco. Succedeva di farlo solo di fronte a persone famose. Ricordo che ero deputato nel 1993, quando si uccise gettandosi nel vuoto Émile Chanoux figlio. Il caso ebbe persino troppo clamore a causa di chi volle cercare attorno al gesto chissà quale mistero.
Ma lo stillicidio di suicidi non si è mai fermato ed ha colpito persone di tutte le età. E, quando colpisce, si resta sempre interdetti e, se si conoscono i familiari come talvolta mi è capitato e anche di recente, non si mai cosa dire per lenire certi dolori. Specie quando si tratta di ragazzi e per i loro genitori questo peso diventa un'immane tragedia ed un terribile rovello sui perché.

Registrazione Tribunale di Aosta n.2/2018 | Direttore responsabile Mara Ghidinelli | © 2008-2021 Luciano Caveri