December 2020

Chiusura forzata degli alberghi in montagna?

Attenzione agli alberghi di montagna chiusi...Non è nemmeno più un problema politico ma antropologico. Cosa spinge il Governo Conte e i ministri chiave per la pandemia (alla Sanità Roberto Speranza e alle Regioni Francesco Boccia) a spingersi sino a pensare di chiudere (chiudere!) gli alberghi in montagna in periodo natalizio?
Già la scelta di non far aprire gli impianti a fune, respingendo le intelligenti proposte regionali che evitavano il pendolarismo della neve a vantaggio dello sci per chi era in alberghi, seconde case e per i residenti, era apparsa una scelta spropositata. Ora spunta la chiusura forzata degli alberghi a Natale.
Già molte strutture senza lo sci avevano scelto di restare chiuse, ma chi comunque offriva ospitalità per una vacanza montana alternativa si trova ora di fronte ad una scelta punitiva e illogica e soprattutto imposta senza diritto di replica e già con la "spada di Damocle" del blocco del traffico fra Regioni altrettanto letale.

Il Calendario dell'Avvento

Il Calendario dell'Avvento dei formaggiSono alcuni anni che prendo sul serio il Calendario dell'Avvento, che si è affiancato all'albero (fatto) ed al presepe (fatto).
Non so se tutti sappiano di che cosa si tratta. Racconta l'ottimo "Focus": "Il Calendario dell'Avvento fu inventato da Gerhard Lang, un editore protestante, originario di Maulbronn (Germania), nel 1908. Al tempo in Germania c'era già l'usanza di aspettare la festa della nascita di Gesù facendo 24 piccoli pacchettini da scartare, uno al giorno, dal 1° dicembre al giorno di Natale. Ma Lang fece qualcosa in più: preparò un calendario con un disegno per ogni giorno. L'anno seguente introdusse il dettaglio delle finestrelle, dal cui interno spuntavano angeli o piccoli Gesù Bambino da ritagliare o assemblare. Successivamente arrivarono dolci e cioccolatini".

Lettere per lo sdegno

Francesco Boccia e Giuseppe ConteA chi scrivere, dopo averlo già fatto - sul filo dell'ironia e senza domandare doni - con il caro Babbo Natale? Mah, si potrebbe scrivere, come facevo da piccolo, a Gesù Bambino, quanto ormai avviene in maniera del tutto rara. Ma non vorrei mischiare il sacro e il profano, per cui mi astengo con un pensiero a quel me stesso che con le sue letterine al piccolo che vedevo come figurina nel presepe di casa sperava nei regali natalizi.
Oggi non ho più quel candore e dunque vorrei scrivere qualche lettera meno lieve rispetto a quelle infantili. Comincerei ad intingere nel veleno la mia penna rivolgendomi, in vista di fine anno, a chi si è occupato e si sta occupando di alcuni aspetti dell'emergenza pandemia. Sia chiaro: nulla è facile di questi tempi, essendo sempre più semplice criticare che proporre e vedo sui "social" dei tuttologi che come giocolieri passano da un tema all'altro sul "covid-19", candidandosi per il "Nobel" della medicina e pure per quello della deficienza. Nessuno infatti può negare l'eccezionalità degli eventi.

La flambée autonomista

La bandiera valdostana davanti a Palazzo regionaleE' interessante come gli ultimi avvenimenti politici in Valle d'Aosta abbiano acceso una forte flambée autonomista nelle persone più varie. La forte aggressività di esponenti governativi, fatta in certi casi persino di insulti e di grevi minacce, ha come acceso una miccia. Il troppo stroppia ed anche i più pazienti ad un certo punto possono perdere la pazienza.
Lo posso dire per la mole di messaggi e di telefonate ricevute, che certo rappresentano una porzione dell'opinione pubblica, ma si tratta di una parte molto significativa.
Ho visto ravvivarsi un senso identitario a protezione del nostro ordinamento. Non mi pare, per fortuna, una spinta solo emotiva, ma si evidenzia nel fondo qualche cosa che si era sopito e che l'aggressività dello Stato ha risvegliato bruscamente.

DPCM sgangherati

L'ultima pagina del 'Dcpm' del 3 dicembreHo passato anni a fare esercizio sulla tecnica legislativa nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, periodo irripetibile che mi ha fatto passare da giovanotto ad adulto, sempre all'ascolto di persone di tutti gli schieramenti da cui avevo molto da imparare. La validità di un apprendistato così è semplice: per il vaglio di costituzionalità quella Commissione è un imbuto dove tutto passa e dunque è stata una palestra utilissima durata parecchi anni in cui imparare dagli altri ed anche a dire la mia, diventando un veterano.
Per questo ho fatto pratica su come scrivere una norma, in cui non mettere solo tecnica ma anche il lessico giusto che magari scalda un pochino il "giuridichese". La logica principale è evitare che successive circolari debbano chiarire che cosa si volesse dire e spesso la fumosità delle norme era un'astuzia per dar fiato ad interpretazioni che servivano a beneficio degli "amici degli amici".

Giù le mani da autonomismo e federalismo

Il confine tra Italia e Svizzera all'ombra del CervinoLe parole contano e non a caso molto spesso ne cerco le origini e ne commento l'uso. Mi piace questa definizione di Sigmund Freud, padre della psicanalisi: «Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice un altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l'insegnante trasmette il suo sapere agli studenti, con le parole l'oratore trascina l'uditorio con sé e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente».
E' interessante che Freud evochi questa parola poco usata, che è "incantesimo", che sarebbe ad essere precisi "affascinare, sedurre con arti magiche", che viene dal latino "incantāre, recitare formule magiche", da "cantāre, iterativo di canĕre, cantare".

Per evitare equivoci

Quel che mi ha addolorato nelle polemiche in Valle d'Aosta di questi giorni sugli spazi di adeguamento alla nostra realtà delle norme nazionali sul "covid-19" è l'accusa più stupida: «mettete l'economia davanti alla salute».
Chi lo dice lo fa per sterile polemica politica. Nessuna persona di buonsenso penserebbe mai di dimenticare i rischi della pandemia, specie pensando al prezzo doloroso che stiamo pagando con una generazione di anziani che ci lasciano, spesso in una terribile solitudine.
Ma non si può neppure pensare che si debbano applicare ad una Regione di montagna come la nostra e al sistema dei nostri Comuni regole imposte dal centro quando siano inadatte o inapplicabili.
Non è solo una questione di salvaguardare spazi legittimi della nostra Autonomia, ma di essere razionali e ragionevoli e adoperare gli strumenti normativi e regolamentari che abbiamo a nostra disposizione.

I territori e la pandemia

Il distanziamento sociale...Mi piace molto questo "Appel à une gouvernance démocratique de la crise sanitaire", firmato da scienziati ed intellettuali francesi. In questa pandemia molto spesso ci sono stati troppi silenzi o lo spazio riempito da giuste preoccupazioni sulle conseguenze sulla democrazia ed anche, purtroppo, da voci stridenti di negazionisti ed altra gentaglia di questo tipo.
L'interrogativo di partenza e semplice e complesso nello stesso tempo: «Qu'est-ce qu'être citoyen face à la crise sanitaire en cours? C'est la question que nous devons nous poser avant toutes les autres, pour inventer non pas seulement des savoirs scientifiques, mais aussi de nouveaux savoir-faire et savoir-vivre dans ce contexte pandémique. Il est établi maintenant que cette crise sociétale va durer et durablement changer sur le long terme nos modes de coexistence».
Sono d'accordo che bisogna capire che cosa avverrà e non a caso in questi giorni ci sarà, in occasione della Giornata mondiale delle montagne, una discussione sulla "Montagna dopo la pandemia".

Une lettre émouvante

Anziano in cura...Leggo "Le Monde" - giornale che resta un caposaldo dell'informazione - e mi vengono i brividi nella breve presentazione di un articolo, che è in realtà una lettera, firmata prevalentemente da medici, ad un'anziana paziente colpita e uccisa dal "covid-19". Lettera che è avvolta da molta umanità e pone problemi etici e giuridici seri e difficili in un quadro di ragionevolezza e affettuosità.
Questo l'incipit: «Dans une adresse émue à une patiente âgée, qui a choisi ­ de ne pas occuper le dernier lit disponible en réanimation et est décédée des suites du "covid-19", trois réanimateurs et une sociologue disent la nécessité et la difficulté d'avoir à faire un choix qui donne "la priorité à la collectivité"».
Segue la lettera, rispetto alla quale bisogna prepararsi ad un flusso di emozioni e credo che non ci sia davvero nulla da aggiungere.

In ricordo di Cesare Quey

Il necrologio di Cesare QueyPiango la morte di Cesare Quey, farmacista del mio paese, Verrès. E' interessante ricordare come nei paesi una volta ci fosse una piccola élite di persone che erano un punto di riferimento per la comunità e non lo era per chissà quale classismo, ma perché esisteva una sorta di riconoscimento popolare per chi faceva certi lavori o «aveva studiato».
La compagnia di amici dei miei genitori era così. Cesare era il più giovane fra di loro, ma del gruppo facevano parte il medico condotto Rinaldo Thoux, l'industriale della fabbrica di pentole Athos Callabioni, il direttore dello stesso stabilimento Vittorio Morandini, l'impresario Guido Freydoz e molti altri. Mio papà Sandro era il veterinario.
Li sentivo da bambino, quando facevano le feste per ricorrenze particolari, rumoreggiare nella tavernetta di casa e qualche anno fa ho trovato delle pellicole girate proprio da mio papà.

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