February 2019

Se il "locavore" esagera

L'ingresso di 'Eataly' a New YorkTrovo giustissimo fare attenzione a che cosa mangiamo, perché ne va della nostra salute e direi che si è diffusa sul punto nel tempo una crescente consapevolezza, ma certo qualche stortura esiste sempre. Purtroppo nella quotidianità non si può seguire l'utopia di Carlin Petrini, papà di "Slow Food", quando dice: «Ho bisogno di conoscere la storia di un alimento. Devo sapere da dove viene. Devo immaginarmi le mani che hanno coltivato, lavorato e cotto ciò che mangio». L'esatto opposto, per capirci, è quel "cibo spazzatura" che ancora esiste, malgrado tenti con operazioni di marketing di dimostrare il contrario.
Sono per natura un libertario, per cui penso davvero che ognuno possa mangiare quello che vuole. Con la solita regola - che non sempre vedo applicata - del rispetto reciproco.

Trump e Kim Jong-un falliscono

Mi faceva impressione quando - da bambino - andavo in Svizzera, profittando dei due trafori alpini (per Ginevra dal Monte Bianco aperto nel 1965, per il Vallese attraverso il Gran San Bernardo inaugurato un anno prima), e mio papà mi raccontava che sotto la casa gli elvetici avevano i rifugi antiatomici.
Che ne sapevo io, impegnato nei primi anni delle scuole elementari, di questa storia che mi trovavo sulla testa della "Guerra fredda" e della minaccia di finire volatilizzato da un esplosione nucleare.
Crescendo - e studiando la genesi e le conseguenze delle bombe atomiche, rese sempre più sofisticate nel tempo - ho capito bene questa storia dell'equilibrio del terrore ed ho ben compreso anche i rischi che oggi forme artigianali di ordigni atomici possano servire per terribili stragi ai terroristi di turno.

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