Torna il clima di Natale, ecco i lavoretti per i genitori, appaiono le recite con canzoni e scenette, si discute di presepi e alberi nelle scuole. Ci sono cose vecchie e cose nuove in un mix irresistibile, che fa del periodo natalizio un insieme di déjà-vu e con nuove polemiche già oziose appena nate. La verità - e non è eretico verso la fede nel Natale cristiano - è che nel cuore dell'inverno, dalle civiltà più antiche in poi, ci vuole un momento di festa come se l'uomo avesse avuto da sempre coscienza che nel buio della stagione più fredda fosse necessario trovarsi assieme con qualcosa di buona da mangiare, con i canti e le storie e con simboli luminosi e di speranza, perché poi - come nel ciclo della vita - tutto ripartisse da una primavera. Per altro - guardavo un tizio dalla scrivania del mio lavoro mentre trafficava nell'orto apparentemente intirizzito, lui come l'orto - nulla si ferma mai nella Natura e nell'uomo che la coltiva, come avviene con la spiacevole laccatura dei prati, dove gli escrementi degli animali sono, come una specie di compensazione, la nutrizione dei prati che si rinverdiranno al momento buono.