Nella mia infanzia si usava il termine "spazzatura" e non quello di "rifiuti". Il primo si è diffuso in funzione appositiva ("cibo spazzatura", "televisione spazzatura"...), il secondo più malinconico - "rifiuto" ha molto usi linguistici! - si è affermato e... differenziato.
Ci pensavo perché da oggi scatta, dove abito in Valle d'Aosta, una nuova modalità di raccolta e dunque ogni cittadino ligio si trasforma a fin di bene in un soldatino che deve seguire regole precise - pena sanzioni - per un servizio a pagamento sempre più costoso. Lo spazzino, il netturbino, non a caso è nel linguaggio del politicamente corretto "operatore ecologico" e non è più quella figura marginale, spesso emaciata, della nostra infanzia, ma almeno nel caso valdostano è uno scattante personaggio che guida il camion della nettezza urbana da cui scende con prontezza e carica sul suo mezzo, che avanza a singhiozzo fra una sosta e uno spostamento, il contenuto da buttare, bidone per bidone in un'operazione dal ritmo sportivo.