December 2010

La lenta agonia dei tunnel ferroviari alpini

Un piccolissimo tunnel alpinoBrutto periodo, direi tombale, per i tunnel ferroviari di collegamento fra l'Italia e il resto d'Europa attraverso le Alpi, giudicati a suo tempo indispensabili per rendere più veloci i collegamenti per le persone, ma anche e soprattutto per le merci, evitando in buona parte il trasporto su gomma.
Quando ero alla guida della "Commissione Trasporti" del Parlamento europeo, ormai una decina di anni fa, inserimmo due tracciati nella "Rete Transeuropea": il traforo di base del Brennero e il tunnel di base sull'itinerario Torino-Lione.
Il primo fra il Tirolo del Sud e il territorio austriaco aveva preso un certo vantaggio ed era oggetto ormai di attese ottimistiche per la sua realizzazione. Ma proprio l'Austria in questi giorni ha "allungato" la fase preliminare sino al 2016 e par di capire che solo allora si vedrà se l'opera proseguirà o no.
Intanto, la pazienza europea sta arrivando al limite per l'altro collegamento fra Piemonte e Savoia, avendo Bruxelles posto il mese di marzo come limite invalicabile per capire se, dopo tante parole, Italia e Francia metteranno i soldi, che sbloccherebbero i soldi comunitari.
Insomma: una débâcle di cui c'è poco da essere lieti, perché sanciranno - con la sola eccezione del traforo di base del San Gottardo in Svizzera che vedrà l'apertura all'esercizio non prima del 2017 - il quasi monopolio dei trasporti su gomma rispetto alle due direttrici ferroviarie che dovevano servire a trasferire dai Tir ai vagoni ferroviari una parte importante delle merci.
Le circostanze mostrano come oggi sia irrealistico parlare del tunnel ferroviario fra Aosta e Martigny se le opere già avviate da tempo languono fra crisi economia-finanziaria e la paura di infilarsi in opere pubbliche così colossali.
Sarebbe bene, defunta la "Convenzione Alpina" e il collegato "Protocollo Trasporti" (dopo il "no" Svizzero e il solito traccheggiare dell'Italia), che gli Stati su questi due trafori la smettessero di giocare a nascondino e facessero il... gioco della verità.

Un galantuomo in politica

Tommaso Padoa SchioppaHo interloquito in diverse occasioni con Tommaso Padoa Schioppa, quando ero Presidente della Valle.
Romano Prodi lo aveva scelto come Ministro dell'Economia sia per le evidenti capacità e competenze sia per le sue caratteristiche di "impolitico". Nel senso che molto spesso certe scelte difficili, come l'imposizione assai rude del "Patto di stabilità" alle Regioni, venivano più facilmente calate dall'alto da un "tecnico" d'indubbio valore e certe sue rigidità nelle discussioni consentivano in seguito a Prodi stesso di intervenire come mediatore.
Quel che era interessante di Padoa Schioppa, uno dei padri dell'euro, era proprio la visione europeistica di un uomo che aveva sviluppato, per ragioni generazionali, la sua azione a partire dagli anni Sessanta. Quella formazione, familiare e scolastica, di stampo internazionale lo spinse a quell'osservazione sociologica dei giovani «bamboccioni», che sortì un mare di polemiche, ma che - a conti fatti - ebbe il pregio di innescare una riflessione profonda sull'Italia di oggi.
Un uomo di elevata statura culturale e morale, un autentico galantuomo, che osservava con stupore certo degrado odierno.

Caleidoscopio 21 dicembre

Mauro Morandin con il suo PanciuccoLa programmazione radiofonica di "RaiVd'A" si "immerge" nel clima delle festività e questo vale anche per la puntata di "Caleidoscopio", nella settimana che ci porta direttamente al Natale.
In studio ci sarà, come sempre, un Christian Diémoz deliziato, come gli ascoltatori, da musiche e canzoni d'atmosfera.
Per cominciare ci sarà al microfono Mauro Morandin, inventore del panettone detto "Panciucco" con passito di Chambave, che "commenterà" i dolci di Natale. Per i giusti vini "natalizi" sarà il presidente dell'Associazione italiana sommeliers Valle d'Aosta, Moreno Rossin, a darci i giusti consigli. 
Toccherà poi a Michela Ceccarelli dirci dei mercatini di Natale della Valle e, per concludere, nello spazio "Un libro, un disco", Diémoz commenterà il dvd - vera strenna natalizia per i piccini - in cui la "Pimpa" parla in francoprovenzale.
Natale si avvicina.

Una storia esemplare

Chi tocca muorePer anni la nostra Regione ha richiesto inutilmente la regionalizzazione sul nostro territorio, con norma d'attuazione, dei compiti e delle funzioni "Ispels -Istituto Superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro".
Lo si faceva non per un generico senso autonomistico, ma perché l'Istituto in Valle funzionava male e una serie di verifiche su alcuni macchinari, come ascensori, caldaie ed altro ancora, si facevano con ritardi negativi per imprenditori e cittadini.
Eppure, della serie "chi tocca muore", ogni volta la regionalizzazione si scontrava con reazioni rabbiose dell'Istituto. Ancora in primavera ero presente ad una riunione dove arcigni dirigenti dell'Istituto e dei Ministeri spiegavano, scocciati e arroganti, che la Regione non poteva attentare al ruolo dell'Istituto, considerato storico, epocale, strategico e ritenuto, secondo loro, inamovibile dalla stessa Unione europea. Anzi, in una nota ufficiale finita per sbaglio ai membri di parte regionale della "Commissione Paritetica", c'era un "mega-dirigente galattico" che poneva addirittura dubbi sulla legittimità costituzionale dell'Autonomia speciale della Valle d'Aosta.
Roba da rotolarsi dal ridere, anche se poi nella riunione ho alzato la voce, perché non sopporto quando certi statali prendono i valdostani per fessi!
Alla fine, roba degna di "oggi le comiche", pochi giorni dopo l'Istituto è stato soppresso con la "manovrina" come "ente inutile" in barba agli strenui difensori, che hanno - loro sì - fatto la figura dei fessi.
L'Istituto è transitato all'Inail e la "Paritetica" ha predisposto lo schema di norma d'attuazione, già passato al Consiglio Valle.
Storia esemplare di uno Stato che, in certe sue articolazioni, continua a ritenere le Regioni, in particolare le "speciali", una sorta d'accidente.

Raccontino in vista del Natale

Babbo Natale robotChe il Natale potesse riservare una qualche sorpresa era nell'aria. Per tutta la vigilia, una strana neve dorata era caduta sull'intera Regione.
«La sabbia del Sahara», sentenziò un esperto. «Una scelta di marketing del nuovo "Office du Tourisme"», spiegò un altro. Un addetto stampa della Regione disse: «Effetto benefico del nuovo riparto fiscale». Un altro, un po' più lecchino, ammiccò, dicendo: «Un miracolo...».
Ma l'inaspettato, in versione veramente shock, avvenne d'improvviso e solo, siamo sempre collegati all'avverbio "inspiegabilmente", in Valle d'Aosta. Una sorta di maleficio o meglio, al contrario, un beneficio.
Allo scoccare della Mezzanotte fra il 24 e il 25, mentre le chiese erano piene di gente per la Messa di Natale, come se un ordine fosse stato impartito, centinaia e centinaia di "Babbi Natale" si animarono, riempiti di vita da chissà chi.
Babbi Natale robot, imprigionati da anni nelle movenze meccaniche che seguivano le musiche natalizie, si sgranchivano le gambe, ballando liberamente al suono delle stesse musiche.
I Babbi Natale posti su balconi e finestre, nella posa plastica della scalata, finivano finalmente la salita e saltavano gioiosi dopo aver raggiunto la loro meta.
Babbi Natale, piccoli come lillipuziani, in bella posta sugli alberi di Natale, si affannavano ridenti passando di ramo in ramo come delle scimmiette.
Grossi e grassi Babbi Natali, nei centri commerciali come sentinelle immobili, presero a camminare, con passo pesante, lungo le scansie pieni di prodotti, alcuni addirittura riempiendo i carrelli di mercanzia.
Nulla di grave: una movimentata scelta che portò solo una ventata d'allegria e qualche serio problema d'inserimento nella società di tanti Babbi Natale. Per fortuna nacque in tutta fretta la partecipata regionale "Pères Noël".
Alla Presidenza e nel consiglio di amministrazione vennero scelti alcuni centenari, ritenuti adatti, per ovvie ragioni generazionali, ad interloquire con i Babbi Natale che, fuori dal periodo canonico, rischiavano di apparire niente altro che dei vecchietti un po' svitati tra costumi rosso fuoco e renne al guinzaglio.

La "magia" del Natale

I regali sotto l'alberoI regali di Natale sono sempre un problema. Ammiro chi, con grande leggerezza, affronta lo shopping natalizio con metodicità e non sbaglia un colpo. Personalmente - e da sempre - cerco di dimostrare elementi di originalità, ma resta sempre una vaga apprensione nella speranza di aver colto il risultato sperato. Diciamoci la verità: quando qualcuno apre il pacco di fronte a te, se "ci hai preso" o no te ne accorgi subito!
Il dono è qualcosa di straordinario: un pezzo dei tuoi pensieri che finisce ad un parente e ad un amico. Segno antichissimo di considerazione e amicizia, che ha in Natale il culmine estremo e, per chi lo fa (e io sono fra questi), il pacco sotto l'albero ha qualcosa di poetico e ricorda l'infanzia e ho mantenuto ancor oggi il gesto liberatorio della carta da pacchi aggredita per vedere in fretta che cosa contenga.
Forse ho già scritto di uno dei ricordi più distanti: il flash di un mattino di Natale in cui ho visto un triciclo rosso come regalo. Era quello che volevo - "ordinato" a Gesù Bambino (a Babbo Natale, ai miei tempi, non si scriveva) - e ricordo il piacere fisico, un vampata di gioia e l'immediato desiderio di andare avanti e indietro per casa attraverso quella stanza che allora mi sembrava smisurata.
Ogni volta che ci penso ai Natali di un tempo, sento affluire in me ricordi e sentimenti, come una carica positiva, anche se oggi velata di malinconia per le persone che non ci sono più e per le cose confortevoli che sono cambiate.
Niente altro che la "magia" del Natale.

Caro Babbo Natale...

Caro Babbo Natale,
ti devo anzitutto dire che l'invio, attraverso un e-mail, della presente letterina mi rassicura.
Non che non mi fidi di "Poste italiane", che ormai fanno tutto meno l'essenziale, ma l'idea che con un solo "clic" ti arrivi direttamente il mio messaggio suona come rassicurante.
Una seconda annotazione iniziale: ho il forte timore che tu non esista e sono rimasto, a questo proposito, impressionato dal numero di località in tutto il mondo che si vantano di essere il luogo dove vivi, ma - avendo serbato un pezzettino di animo fanciullesco - ti scrivo lo stesso e non per chiederti un regalo specifico.

Mani bianche

La protesta a mano alzata in una scuolaE' un buon segno, direi natalizio, che ieri a Roma si sia sgonfiata quella parte violenta della protesta studentesca e l'idea delle "mani candide" è stata una trovata che ha avuto successo (più di certe interviste di ragazzi dall'italiano incerto...). Dimostrazione che chi invocava arresti di massa preventivi (sic!) aveva visto un film diverso, degno forse del Cile di Augusto Pinochet e non di una Repubblica dove gli studenti salgono al Quirinale.
Allora, per Natale, io credo che i giornalisti radiotelevisivi - categoria cui mi onoro di appartenere - dovrebbero smettere di raccogliere le "opinioni pillola" dei politici - categoria cui mi onoro d'appartenere - perché è ovvio che se la dichiarazione è una frasetta messa lì nel nulla la tentazione è quella di limitarsi ad una battuta e la battuta apre ad un baratro di gaffe o peggio di nefandezze.
Forse potrebbe essere un patto reciproco, vicendevolmente contenuto in un pacco dono da consegnarsi in queste ore.
Non avremmo neppure più gli addii strazianti alla Carfagna o Prestigiacomo, dalla loro viva voce, corretti poi in fretta e furia, e non avremmo più certi terribili portavoce che mostrano la pericolosità del "fuoco amico".

Il Natale per compleanno

Anche Natale finisce...Eccoci giunti alla vigilia del Natale, ma oggi non ne parlerò a fronte di una specie di sfinimento da attesa. Ricordo solo come ci sia il terribile "effetto palloncino" che incombe sul Natale: si gonfia, si gonfia e poi - nel volgere di poche ore - si buca e si ammoscia, rinviandoci al lungo "conto alla rovescia" del prossimo anno.
Vorrei, invece, dirvi del mio compleanno concomitante con la Festività. I miei 52 anni suonano banali e non meritevoli di particolari festeggiamenti. Spero che mi venga almeno risparmiato lo sforzo di una marea di candeline su cui soffiare, forse ne basterebbero due...
Mi piace molto nella sua capacità  di... relativizzare il senso della vita - e mostra così la sua fantastica genialità - Albert Einstein quando scriveva: "Tutto è relativo. Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie".
Ma gli anni, tout compte fait, servono a qualcosa, che sia considerata maturità o esperienza.
Io mi sono formato l'opinione che bisogna saper godere delle piccole cose e questo non vuol dire affatto negare la forza di credere nei massimi (o anche medi) sistemi.  
Piccole cose che hanno a che fare con affetti, sentimenti, sensazioni, speranze e, quando ci sono, gioie.
Il tempo che passa può inaridirci e inacidirci ed è bene dotarsi di antidoti contro certi veleni.

Capricorno ascendente leone

Le carte dei tarocchiL'altro giorno al centro di Roma, all'ingresso della "Galleria Alberto Sordi", c'era un sacco di gente seduta su delle sedioline di fronte ai banchetti dei "lettori" dei tarocchi. Sono rimasto impressionato, come mi colpiscono coloro che, non per divertissement, credono nell'astrologia e negli oroscopi e la fine dell'anno è il trionfo delle previsioni. Chi ha confrontato queste previsioni con la realtà si sarà accorto che i conti non tornano.
Io, nato ad Aosta il 25 dicembre 1958 alle 20.10, sono un capricorno ascendente leone. Su di un sito specializzato, con queste caratteristiche astrologiche, sarei così descritto, se il ritratto si capisse: "Una personalità inquieta che si mette continuamente alla prova e che non si lascia molto adulare. Ha bisogno di prove concrete, che ricerca nelle proprie azioni e nel risultato di queste. Aumenta il desiderio di potere e di dominio sugli altri e sulle cose, che viene dimostrato con la scalata al successo e con il tentativo di dominare anche le vicende sentimentali, dove può esservi meno fortuna".
Caspita!
Peccato che - come hanno scritto in tanti e in modo più efficace la grande scienziata Margherita Hack - purtroppo sono tutte invenzioni. Immagino che nascere nei diversi periodi dell'anno, secondo stagioni e climi conseguenti, qualcosa conti, ma sulle previsioni astrologiche siamo nel campo della pura fantasia.
Altrimenti sarebbe tutto più facile.

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