Quando la politica, nel cuore dell'estate, si tinge di coloriture da teatro dell'assurdo, conviene pensare alle estati di tanti anni fa. Quelle estati da ragazzi, che non finivano mai e la gioia di vivere era un virus contagioso.
Pensavo a come oggi facciano i ragazzini a sopportare l'assenza dei juke-box e non c'è musica scaricabile da Internet o scambiabile con il bluetooth che regga alla socialità fisica del juke-box. Bastava una monetina per scegliersi il disco e la programmazione scelta era un'operazione multistrato.
Un disco da soli, con gli altri, in due, in tanti, per fare ambiente, per crearsi una nicchia, per ballare, per cantare, per lumare, per ridere, per piangere...
E via di questo passo mentre il disco prescelto, numero e lettera, suonava dalla pancia del juke-box.